lunedì 23 giugno 2014

Concorso biblioteca - educazione stradale

Un traffico a misura d’uomo per una “città ideale”. Scrivi un nuovo finale per la fiaba di Gianni Rodari Il pifferaio e le automobili


Nell'ambito del concorso promosso dal Progetto di Educazione Stradale rivolto alle classi prime la Commissione Biblioteca tra i 65 testi pervenuti segnala per la loro originalità i seguenti

Il pifferaio e le automobili
…le macchine presero vita, chi le guidava spaventato usci, e tutte in fila si avviarono dal ragazzo che le portò al fiume e glielo fece attraversare. 
Oltre al fiume c’era una ditta di autodemolizione dove il ragazzo incontrò un signore che stava rimorchiando delle auto; il signore disse: «Ragazzo, cosa stai facendo qui tutto solo?»; di tutta risposta disse: «Sono venuto a portarle delle auto da parte del sindaco».
«Allora sarai stanco, vieni a prendere una cioccolata!» esclamò il proprietario dell’autodemolizione. Lì il ragazzo conobbe una bella fanciulla e se ne innamorò, allora, arrossendo, chiese al signore se quella era sua figlia e il signore rispose di sì.
Si chiamava Roxie, aveva i capelli lunghi e mori come la criniera di un cavallo, era gentile, unica nel suo genere e il padre le voleva molto bene.
Il pifferaio cercò in ogni modo di convincere il padre di Roxie a lasciarla andare con lui, ma questi gli disse: «Se vuoi mia figlia dovrai superare tre prove per conquistare la mia fiducia. La prima prova, dovrai smaltire sette furgoni; la seconda, dovrai risolvere la radice quadrata di 2718; la terza, bruciare il tuo caro piffero. Ce la farai entro il tramonto?».
Il ragazzino rispose di sì e affrettandosi andò a smaltire i furgoni, senza sapere però come fare, Roxie, che lo sapeva, lo aiutò a demolire i furgoni; e la prima prova venne superata, ne mancavano ancora due. Per risolvere il calcolo, presero una lavagna e il pifferaio si mise a suonare, così le note musicali si trasformarono in numeri che dettero il risultato.
Infine doveva bruciare il piffero, ma non voleva farlo, perché gli stava troppo a cuore; in quel momento sentì una strana vocetta, debole, debole che gli disse: «Dai, cosa aspetti a darmi fuoco? Io sono solo un piffero mentre lei è il tuo amore». Il ragazzo rispose: «È vero, ma io non ho il coraggio di bruciarti» e il piffero disse: «Portami un fiammifero e torna tra tre ore».
Il pifferaio fece come gli aveva detto il piffero, gli portò un fiammifero e poi se ne andò; il piffero si diede fuoco e tre ore dopo era carbonizzato.
Il pifferaio, tornando, pensò: «Cosa starà facendo?» arrivato vide il piffero ormai carbonizzato e pianse; pianse a dirotto fino a quando il sole tramontò.
Il pifferaio allora pensò che ormai non gli rimaneva altro da fare che portare le tre prove al padre di Roxie.
Il signore gli disse: «Dove sono le tre prove?» il ragazzino con le lacrime agli occhi gli rispose: «Ecco qua i sette furgoni, il risultato dell’operazione e la cenere del piffero».
Il signore stupito rispose: «Ok, puoi prendere mia figlia, ma stai attento perché se le succede qualcosa ne pagherai le conseguenze».
Detto questo il pifferaio prese Roxie, andò dal sindaco e si sposò; poi gli disse: «È tutto a posto».
Il sindaco come promesso costruì il parco per i bambini e vissero tutti più sani e contenti                        
Elena Michelotto I A


Il pifferaio e le automobili
Da lì a un momento…… il pifferaio si sedette sopra ad una roccia ed iniziò a suonare. Alle prime note le macchine che percorrevano la strada iniziarono a rimpicciolirsi e a colorarsi di tanti colori. Poco alla volta cominciarono a trasformarsi in tanti tipi di fiori: tulipani, margherite, rose, calle, gerani, ciclamini, girasoli….La guardia del comune non credeva a ciò che stava accadendo e corse a chiamare il sindaco che, incredulo, cominciò a saltellare dalla gioia. Corse incontro al pifferaio e lo abbracciò, ringraziandolo per quello che era riuscito a fare. Il giorno seguente la piazza si era trasformata in un meraviglioso parco giochi e le auto-fiore coloravano le aiuole. Tutti gli abitanti del paese andarono in piazza, ma nessuno riusciva ad immaginare chi avesse fatto una cosa così eccezionale. Tutti gli abitanti ringraziarono il pifferaio che diventò da quel momento il guardiano del parco giochi.
Bagarello Elena  I C


Il pifferaio e le automobili
Da lì a un momento, nella città calò il silenzio.
I motori ruggenti delle auto sportive, le sirene delle auto della polizia si spensero.
I rumori assordanti dei clacson si trasformarono improvvisamente in suoni di diversi strumenti musicali che accompagnavano la melodia dello zufolo. Sembrava la banda del paese che si esibiva in un giorno festivo!
I conducenti scesero dalle loro auto e iniziarono a spingerle con forza verso il fiume dove precipitarono leggere come sassolini gettati dalla mano di un bambino.
Il giorno seguente, il pifferaio si recò subito in piazza per accertarsi che la promessa del Sindaco fosse stata mantenuta.
Fu accolto dalle grida gioiose dei bimbi della città che giocavano spensierati senza più pericoli!    
Anche i segnali stradali si erano trasformati in alberi dalle gemme rigogliose e le strisce pedonali in comode panchine dove i genitori e i nonni potevano riposarsi chiacchierando o leggendo il giornale.
Nella città non circolavano più macchine rumorose ma veloci biciclette elettriche che viaggiavano su piste ciclabili alberate.
I cittadini vissero sereni, in ottima forma e in una città più pulita!
Camilla Zanin  I E


Il pifferaio e le automobili
Dunque, eravamo rimasti … ah, sì, il pifferaio uscì suonando dal palazzo del Comune, attraversò la piazza, si avviò verso il fiume e da lì un momento …
Il suono soave del minuscolo piffero animò le auto che si disposero in fila, davanti ad un enorme cancello; la gente, ignorante com’ era, non l’aveva mai notato, comunque, il cancello si aprì e le auto entrarono disponendosi ordinatamente in quel vasto campo che nessuno pensava esistesse.  Da lì a quel momento il campo diventò una sorte di “parcheggio pubblico” e per evitare che nessuno vi si intrufolasse, fingendo di essere il proprietario di un veicolo, per rubarlo, il pifferaio escogitò con i cittadini una specie di parola segreta: chi tentava di entrare, senza conoscerla, sarebbe stato intrappolato in una gabbia da un marchingegno, ideato dal pifferaio. La parola segreta venne comunicata a tutti gli abitanti che possedevano un’auto, stava per conoscerla anche il sindaco, che però riteneva di non aver promesso niente al povero pifferaio ed era deciso a rimanere di quella opinione.
Il pifferaio, deluso, ma anche molto arrabbiato, decise di non rivelargli il codice segreto, anche se il sindaco aveva ben tre auto lì dentro.
“Io posso fare a meno delle mie auto, e se faccio a meno delle mie auto posso fare a meno anche di te!” disse il sindaco, così il pifferaio minacciò di fargliela pagare!
Una mattina, però, il sindaco doveva andare ad un convegno fuori città, così, troppo pieno di sé per prendere i mezzi pubblici, decise, origliando quel che dicevano le persone, di carpire loro la parola d’ordine. Il poliziotto di guardia disse: “otto” e un uomo rispose “quattro” e lo fecero entrare, la seconda volta il poliziotto disse “sei” e una ragazza rispose “tre”. Allora il sindaco, convinto di aver capito, si precipitò davanti alla fila, pensando di poterselo permettere; il poliziotto disse “quattro” e il sindaco sicuro di aver capito disse “due” ma la risposta era sbagliata, quindi la trappola scattò ed egli finì in gabbia. A quel punto saltò fuori il pifferaio che con il suo piffero cominciò a suonare, sempre più forte. Improvvisamente un esercito di formiche rosse comparve dal terreno, dirigendosi verso il sindaco. “No, le formiche no” gridava il sindaco, “Avevi ragione, dire bugie è sbagliato, ti chiedo scusa”. A sentir quelle parole l’esercito di formiche s’arrestò scomparendo magicamente, la gabbia si aprì e il sindaco tornò ad essere libero. Il pifferaio ricevette un pacchetto, era un regalo, all’interno della scatola trovò un piffero, nuovo di zecca, sul fondo della scatola un biglietto con scritto “Questo piffero è il segno della mia gratitudine verso di te, non solo per avermi liberato dalle auto, ma anche per avermi insegnato ad essere sincero ed onesto verso gli altri e  per avermi aperto gli occhi ed il cuore, con affetto il sindaco” Il pifferaio andò da lui e gli disse: “Il piffero è magnifico, ma il vero regalo che mi hai fatto è l’aver imparato la lezione”.
Bettella Sara I F


Il pifferaio e le automobili

... Tutte le automobili della città, ipnotizzate dal suono armonioso di quello zufolo, in fila indiana, seguendo il giovane ragazzo, si diressero al fiume. A rompere quella serie di melodie dolci ci fu una nota molto acuta suonata, non si sa se volontariamente o involontariamente, dal pifferaio. D’improvviso, poco distante dalla riva, ecco che si aprì un tunnel infinito situato al di sotto del letto del fiume.
Sempre comandate dal suono del pifferaio, le automobili iniziarono a percorrere e a riempire fino in fondo il tunnel. Questa volta il giovane emanò una nota talmente grave da far richiudere l’entrata della galleria intrappolando per sempre le automobili sotto al fiume. I cittadini erano allibiti: si chiedevano come quel ragazzino avesse fatto a “domare” tutte le automobili impazzite.
Il buio e la notte avevano ricoperto la città e tutti la trascorsero con stupore, ma anche con felicità per non avere più quelle auto fra i piedi.
Il mattino seguente il sindaco, anche lui contento di essersi liberato da quelle auto, mantenne la promessa e, in segno di gratitudine al pifferaio, fece costruire in piazza grande un gigantesco parco-giochi dotato di tutti gli svaghi possibili (altalene, scivoli…). Naturalmente i bambini, alla vista di quel paradiso che sembrava dir loro: «Venite, venite a giocare con noi!», non aspettavano altro che soddisfare la richiesta del parco giochi e così, pian piano, la piazza si riempì di bambini nei cui occhi si leggeva la gioia e il divertimento che ciascun individuo invidierebbe.
Tutti i cittadini, grandi e piccini, esultavano e, ogni volta che il pifferaio passa va di lì, urlavano a squarciagola: «Eccolo, colui che ci ha liberati dalle fastidiose automobili, grazie di tutto quello che hai fatto per noi, ti acclameremo ogni volta che passerai! Ti vogliamo come nostro capo!»
Il pifferaio era contentissimo di ciò che aveva compiuto. Tutti erano felici! Tutti tranne il sindaco e gli altri uomini di potere della città: erano più che invidiosi di quel giovane che suonava lo zufolo perché temevano che i cittadini si potessero rivoltare contro il sindaco e affidare il ruolo di primo cittadino proprio al pifferaio.
Cercavano di trovare una soluzione a questo proposito, ma non ci riuscivano.
«E se lo chiudessimo in prigione?» aveva proposto un assessore.
«E sia! Presto, arrestiamo il pifferaio prima che ci rubi il potere!» ordinò il sindaco.
E tutto ciò accadde: i poliziotti arrestarono il giovane e lo sistemarono in prigione.
Da quel giorno in città regnò il caos: tutti erano infuriati con il sindaco per l’arresto del pifferaio. C’era chi non pagava più l’affitto, chi gettava le cartacce per terra, chi rubava, chi organizzava complotti, insomma non c’era più un corretto comportamento.
Per evitare il peggio, il sindaco fu costretto, con il consenso degli assessori, a liberare il povero pifferaio che ormai piangeva e provava disprezzo contro chi l’aveva arrestato.
Una volta liberato, il giovanotto, in segno di scuse, venne proclamato sindaco e l’ex sindaco divenne vicesindaco. Il pifferaio non sapeva come ringraziare chi l’aveva liberato, ma il vicesindaco gli sussurrò fiero: «Siamo noi che ti abbiamo fatto del male quindi tu non ci devi proprio niente!»
Di conseguenza il caos si dileguò ed ecco che i cittadini ripresero a festeggiare il pifferaio e a giocare in piazza grande.
Da quel giorno tutti vissero felici e contenti in città!
Mattia Ragona I M