lunedì 30 gennaio 2012

Il bambino perdidee

Esisteva tempo fa un bambino che quando dormiva perdeva per la stanza tutti i suoi sogni e le sue idee. I sogni, giocherelloni, scappavano uscendo per il camino. Le idee, più ingegnose, sgattaiolavano piano piano fuori dalla porta quando la mamma apriva la porta per vedere se suo figlio dormiva. Questo bambino, rimasto così senza cose a cui pensare, si rigirava e si rigirava nel letto, perché, come voi tutti dovreste sapere, sono appunto i sogni e lo sviluppo delle idee che favoriscono una buona dormita. La mattina, quindi, si risvegliava con più sonno della sera prima.

A scuola non riusciva a ragionare sulle espressioni e sulle potenze che il professore aveva assegnato per allenarsi. Poi, una notte come le altre, durante l’insonnia vide una lucetta che si avvicinava sempre di più verso di lui. Aprì gli occhi, ma la luce era scomparsa. Decise di riprovare la sera dopo, e così si rimboccò le coperte, sistemò ben bene il cuscino e la luce riapparì nella sua testa. Il bambino tentava di aprire gli occhi, ma non ci riusciva, perché era come se ci fossero dei piombi sopra le sue palpebre. Ma all’improvviso, una voce dolce e soave lo persuase.

– Non tentare di aprirli, rischi di non rivedermi più. – Silenzio assoluto.

– Tu soffri di una grave malattia: la perdidee. È una malattia molto grave, di cui soffrono poche persone. Le persone che, come te, hanno dei sogni meravigliosi e delle idee geniali. La cosa migliore da fare è intrappolare i fuggitivi nel momento giusto con un sacco, e lasciarli sotto il cuscino nella notte. Così facendo, scoppieranno e verranno intrappolati per sempre nella tua testa, cosicché tu li possa sviluppare e sognare come e quando vuoi.

Detto questo, me ne vado, ma tu ricordati di eseguire il compito! Mi raccomando! –

Il bambino aprì gli occhi. Era mattina. Guardò l’orologio. Erano già passate le sette!

La sveglia non era suonata. Di corsa si vestì e andò in cucina a fare colazione. Per fortuna, riuscì ad entrare a scuola prima della seconda campanella. Il professore spiegò cose nuove, e il bambino, seppure non capisse niente, provò un gran piacere nel sapere che presto avrebbe saputo risolvere qualsiasi problema matematico.

Al pomeriggio, quando fu a casa, preparò tutto il necessario per la lunga nottata.

Quando questa infine arrivò, si rintanò dentro le coperte, lasciando un piccolo spazio per scoprire le mani nel sacco i sogni e le idee. Infine, finse di dormire, imitando eccellentemente suo padre. Dopo qualche minuto, il bambino sentì lo scricchiolare della porta e la cenere che cadeva dal caminetto.

Subito si tolse le coperte di dosso, accese la torcia e intrappolò i fuggitivi. Poi, senza indugiare, li mise sotto il cuscino e, come per magia, si addormentò immediatamente.

Il giorno dopo, riuscì a risolvere le operazioni della verifica in un battibaleno.

La sera, sotto la luce della luna, il bambino, che non soffriva più di quella grave malattia,

sussurrò, piano piano: – Grazie. ­–

Lisa Milan 1E

mercoledì 25 gennaio 2012

Perché la guerra?


Sono circa le tre di notte; nella stanza regnano il buio ed il silenzio, si odono solo il ticchettio del grande orologio rosso appeso ad una parete, il rumore del vento che soffia contro la magnolia in giardino ed il respiro di una ragazza sdraiata sul letto.
Michela fissa il soffitto della sua stanza senza riuscire ad addormentarsi.
Numerose domande volteggiano nella sua testa; non si tratta di domande qualsiasi, queste sono domande complicate, strane, domande difficili, alle quali, con la sua esperienza di dodici anni e tre quarti, non trova risposta.
— Perché esiste la guerra?
— Perché uccide i bambini?
— Perché nega loro il diritto  di crescere, di giocare, di sognare?
— Perché, quando finalmente finisce, dopo aver distrutto la vita, lascia ai superstiti solo fame e povertà, donando loro solamente altro dolore?
— Perché esistono uomini in grado di sacrificare qualunque cosa, anche la vita degli innocenti, in virtù dei propri interessi?
— Perché...?!

Michela non riuscì mai a trovare le risposte ma, una volta adulta, andò nelle regioni colpite dalla guerra come volontaria per aiutare le persone che vi abitavano; per cercare, quanto possibile, di migliorare le loro condizioni di vita, per combattere con la pace le ingiustizie della guerra.
E voi? Avete trovato risposta a queste domande?
Io, personalmente, non riesco a capacitarmi del fatto che, ogni giorno, debbano morire delle persone innocenti a causa della guerra; a volte, di fronte a questa consapevolezza, l'umanità tende a tapparsi gli occhi, a non pensarci, a fare spallucce perchè: “Tanto non sono affari miei”.
E se invece lo fossero? E se la guerra fosse qui? Se fossimo noi a svegliarci alla mattina, senza sapere se alla sera saremo ancora vivi? Cosa farebbero gli altri per aiutarci? Si tapperebbero gli occhi come siamo soliti fare noi?
Pensateci.

Ilaria Scarabottolo 3A

La tecnologia e i ragazzi


La tecnologia è un argomento che interessa l’uomo di oggi, specialmente i giovani al di sotto dei 16 anni, i quali, quotidianamente, non possono far a meno dell’utilizzo di qualche aggeggio elettronico, come i computer o le console e piattaforme di videogames.

Ora non voglio dire che io utilizzo di queste cose, perché anche io, a volte, uso il computer e  gioco al Nintendo DS. Resto comunque dell’idea che queste cose siano le “droghe” dei giovani d’oggi, perché proprio come gli stupefacenti, si comincia a usarli e dopo non se ne può più fare a meno. La tecnologia, inoltre, danneggia la mente dei giovani d’oggi, che cominciano a trascurare la scuola (ad esempio), le amicizie e gli hobby.

I genitori, inoltre, a volte sono assenti e quindi i ragazzi non possono placare la loro sete di tecnologia. Raramente i genitori decidono di imporre delle regole e spesso cominciano a viziarli, riempiendoli di console o videogiochi che non serviranno a nulla, in futuro. Un mio compagno di cui non faccio nome, infatti, ha dei genitori che non gli impongono delle regole precise sull’utilizzo quotidiano della Wii o della Play Station, perché a loro interessa che si diverta. Non dico che un ragazzo non debba divertirsi, però i genitori dovrebbero fare in modo che egli si concentri più sulla scuola e non sui videogiochi e sulla TV, che è la principale fonte di distrazione di noi ragazzi. Ci sono però dei genitori che, invece di soddisfare ogni richiesta tecnologica del proprio figlio, impongono dei limiti all’utilizzo di questi aggeggi. Purtroppo il figlio o la figlia non riescono a riconoscere quando un genitore li vizia o quando riesce a regolare la loro mania, perché li considerano perfetti dal loro punto di vista, e si può notare che, col passare del tempo che un ragazzo ottenendo cose tecnologiche (non necessariamente videogiochi, ma anche computer e telefonini), comincia a distrarsi durante lo svolgimento del lavoro scolastico, spesso peggiora il proprio rapporto con la scuola stessa e con i prof.

Io dico che i genitori (TUTTI) debbano cominciare a imporre delle regole e a non essere troppo magnanimi in questo ambito con i figli, perché peggiorerebbe la loro situazione sociale-scolastica. Secondo me bisognerebbe imporre un limite in base alle ore nelle quali il figlio passa davanti a computer o videogames: dovrebbe infatti giocarci nel fine settimana, poiché sarebbe meno distraente, poiché in quei giorni non si va a scuola e, a mio avviso, i compiti per lunedì si dovrebbero fare il sabato mattina…

Matteo Piazzon Facchina 2ª E

Il vampiro Vivacino

C’era una volta un vampiro strano che si chiamava Vivacino, che viveva ad Amsterdam. Era molto particolare perché non provava emozioni (anche se il nome diceva un’altra cosa). Turbava chiunque gli stesse vicino perché quando qualcuno lo vedeva giocare a tennis rideva di lui. Era uno strano personaggio con delle particolarità fisiche che non potevano non vedersi!

A lui non importava niente della gente e restava indifferente ma non si sforzava neanche di avere degli amici. Una sua cosa molto speciale era di bere il vino che sembrava sangue per il suo colore scuro, ma da tanto tempo ormai non beveva più sangue vero. Non sopportava i bambini perché erano vestiti a colori chiari, infatti lui odiava i colori.

Il suo aspetto era molto sinistro: aveva la pelle raggrinzita a causa dell’età, gli occhi iniettati di sangue (con tante venette rosse), le labbra sottili come due linee parallele, i denti brutti e cariati con due canini laterali lunghi 2 cm, e su di esse sporgeva un lungo naso adunco. La cosa che turbava di più la gente erano le mani scheletriche provviste di lunghe unghie smisurate come gli artigli di un’aquila. I capelli erano a spazzola, molto corti. Quando passava un po’ di tempo con suo cugino di 3 anni riusciva a rompergli i palloncini con i capelli perché erano appuntiti come degli aghi.

Era rimasto solo quando aveva dieci anni e aveva avuto brutte esperienze. Siccome era brutto nessuno voleva ospitarlo. Vagando per le strade solo e povero si trovò davanti a una villa disabitata e vedendo le porte aperte, decise di entrare per vedere se era un luogo sicuro. Dentro gli sembrava di essere in paradiso, era caldo, così decise di sedersi sul divano approfittando di quel calduccio tanto desiderato e decise infine di fermarsi per la notte in quell’angolo di paradiso. Trascorsero un paio d’anni e in questo tempo Vivacino si accorse di avere un grande vantaggio nonostante la sua sfortuna: quando starnutiva gli uscivano dal naso tanti gioielli e tante monetine. Questa dote era più evidente in primavera perché gli starnuti aumentavano (essendo allergico al polline) e lui diventava più ricco.

Ricco ma solo, decise di cercare una donna per stare in compagnia. Siccome era brutto non aveva tante pretese e poi essendo anche ricco trovò subito la sua metà che si chiamava Mistica. Vissero felici e contenti nella ricchezza.


Andrei Martinas

Letto da me: Il cavaliere inesistente


TITOLO: Il cavaliere inesistente
AUTORE: Italo Calvino
NOTIZIE SULL’AUTORE: Di origine ligure, è nato a Santiago De Las Vegas a Cuba, nel 1923. Ha sempre vissuto in Italia. Calvino fu anche protagonista  del panorama culturale dell’Italia del secondo dopoguerra.
CASA EDITRICE: Mondadori
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 1959
NUMERO PAGINE: 183 (solo testo)
GENERE LETTERARIO: Romanzo storico

TRAMA: “Arriva, arriva, tutti pronti!!!”. Carlo Magno stava per tornare, a conoscere i suoi nuovi nobili soldati. Strinse la mano a tutti loro e si fece mostrare i loro volti. “Salve, o mio re”, disse una voce metallica che fuoriusciva dalla lucente armatura. Carlo Magno gli strinse la mano.  Il cavaliere non si tolse l'elmo”. Come mai non ti togli l'elmo?” “O mio re, io non esisto!” “Come sarebbe a dire non esisto!!!” rispose il re, che con cautela guardò dentro l'elmo, il vuoto.
Il suo nome era Agilulfo. Lui doveva compiere giorno e notte i lavori guerreschi  sennò cessava di esistere. Durante le sue avventure conobbe Rambaldo, giovine innamorato di Bradamante (nobile guerriera), Gurdulù, pazzo guerriero al fianco di Agilulfo e Bradamante, attratta dal cavaliere inesistente... di colpo succede un  imprevisto, un guerriero dice di essere figlio della giovine Sofronia. Così Agilulfo deve trovare la ragazza, che si era dedicata alla vita del clero, e accertarsi della verginità di quest'ultima. Agilulfo in passato la aveva salvata ed era per questo diventato cavaliere al servizio di Carlo Magno,  ma se lei non  fosse stata  vergine il suo onore e il suo nome si sarebbero macchiati  eternamente. Infine si scopre che…

DESCRIZIONI E RIFLESSIONI: L'autore inserisce nel racconto molte descrizioni ma non riflessioni. Ricordo in particolare la descrizione della lucente armatura di Agilulfo. Non ho incontrato nessuna difficoltà nel leggerlo, anzi è stato un  libro molto facile. Mi è piaciuto molto.

STILE: Le parole che usa l'autore sono facili da comprendere. Sono presenti vari dialoghi e i fatti vengono narrati in modo veloce e scorrevole. Lo stile dell'autore è: semplice, comprensibile, scorrevole, familiare, facile, amichevole, educativo e informa il lettore di fatti, costumi e cultura storici.

TEMA E MESSAGGIO: I temi che hanno ispirato l'autore sono: amicizia, amore, guerra, nobiltà, fiducia, vendetta, mancanza. L’autore non esprime esplicitamente le sue idee ma le trasmette al lettore tramite i personaggi . Da questo libro ho imparato che la volontà può fare cose apparentemente impossibili.  Secondo me chi legge questo libro diventa una persona migliore perché impara che se si desidera qualcosa, niente può fermarlo,  neppure l'inesistenza.
VALUTAZIONE: ecco la mia valutazione: quattro stelle!!!
Giorgia Urbani 2E

mercoledì 18 gennaio 2012

La redazione per me…




La redazione del giornalino è un “posto” pieno di testi, emozioni e novità.

Il laboratorio ci aiuta a socializzare, stare in compagnia e soprattutto scrivere.

Sono contenta di farne parte perché mi piace inventare storie, poesie e testi.

Sono un’alunna di 1e, una sezione detta da tutti “dura”, invece non è così!
Rimango tutti i pomeriggi a scuola e il più bello è quello del mercoledì perché con il giornalino posso essere una ragazza piena di fantasia!

Ne faccio parte da poco e sto cercando di capire come funziona e quali regole bisogna rispettare per essere dei veri giornalisti!!!

Angela Accogli  1e

mercoledì 11 gennaio 2012

Progettando il futuro

Se potessi rifare il mondo,
toglierei tutte le guerre
e riporterei i poveri alle loro terre.


Se potessi rifare il mondo,
annienterei l’ inquinamento
soffierei sulle petroliere
con un turbine di vento.

Se potessi rifare il mondo,
abolirei i prepotenti
rendendoli meno dispettosi ,
e ai deboli po’ più attenti.

Se potessi rifare il mondo,
darei ai bisognosi una vita migliore
e donerei loro il mio cuore.

Se potessi rifare il mondo,
lo farei più gentile,
un po’ più pulito
e meno vile.


Lisa Milan 1E