martedì 30 aprile 2013

Laboratorio di Dance Ability

Il laboratorio di Dance Ability si è svolto in cinque lezioni di due ore. Si tratta di una ginnastica che fa muovere braccia e gambe molto dolcemente. Le istruttrici ci mettevano a coppie e alcuni facevano le statue  e altri gli scultori  che modificavano la forma iniziale.   
Gli  scopi per cui è stata organizzata sono: costruire un rapporto di amicizia un po’ con tutti e imparare a voler bene agli altri. L’attività è stata proposta dalla nostra professoressa di ginnastica e l’ha organizzata l’associazione “Ottavo Giorno”. E’ stata svolta dal venti febbraio al  venti  marzo, ogni mercoledì, al Palazzetto Polivalente di Albignasego. Vi hanno preso parte i ragazzi di prima A,con un lavoro collettivo e l’hanno guidata due istruttrici Anna e Marina, con l’aiuto della musica.
Gli aspetti dell’esperienza che giudico più importanti sono: il rapporto con gli altri, le emozioni e le sensazioni  provate come il rilassamento. Non ci sono stati imprevisti,  a parte un po’ di confusione e non ci  sono stati problemi, incomprensioni, nemmeno tra i partecipanti.                            
Nella prima lezione ci siamo un po’ conosciuti, nella seconda abbiamo fatto un gioco in cui non dovevamo camminare,nella terza lezione ci siamo inventati un segno che esprimeva il nostro nome e abbiamo   fatto il gioco dei ciechi in cui dovevamo tenere  gli  occhi chiusi e un compagno ci doveva guidare in un percorso; nella quarta lezione abbiamo parlato in cerchio e abbiamo fatto il gioco delle sculture in cui dovevi modificare una forma e nell’ultima lezione abbiamo fatto il gioco dei visitatori in cui dei ragazzi facevano le statue e dovevano essere modificate e altri ragazzi facevano i  visitatori.  Alla fine di questo gioco abbiamo danzato a occhi chiusi e abbiamo espresso i nostri  sentimenti.  Il risultato finale dell’attività è stato che dovevamo diventare tutti amici e penso che gli scopi per cui è stata organizzata  siano stati raggiunti. E’ un’attività da sviluppare perché è stata molto bella.                                                         
                                                                             Manuel  Soranzo  1A     


                                                                                

venerdì 26 aprile 2013

POESIA DI PRIMAVERA


Tre alunne della scuola "G: Rodari" hanno scritto questa bellissima poesia sull'arrivo della primavera, non credete anche voi che siano state bravissime?



PRIMAVERA

 
Gemme, violette e rose,
fan festa nel prato gioiose.
Le farfalle brillanti
festeggian con canti.
Le coccinelle
son sempre più belle
con i loro puntini 
ancor più carini...
Il pesco rosato
è  appena sbocciato,
le rondini in migrazione
tornano in questa regione.
Gli animali si sono svegliati,
dall'inverno son tornati
e la primavera è ritornata
come una piccola fata!

(Gemma, Zoe di classe IV ed Emma di classe I della scuola "G. Rodari") 

giovedì 25 aprile 2013

Visita al Museo dell'Internato Ignoto

                                                                                                                                       




“Ricordare”. Questo penso sia il messaggio principale che il Tempio dell’Internato Ignoto di Padova vuole trasmetterci. Come ha detto il presidente della Federazione provinciale Associazione Italiana ex Internati, noi non dobbiamo attaccarci alla storia, ma semplicemente non dimenticarla, poiché “tutto questo è stato e potrebbe essere ancora”, come ho letto in una frase sotto un quadro nel Museo. L’errore più grande che un uomo può fare è dimenticare o negare i propri errori passati, poiché questo porta a ripeterli. Una visita al Museo di Terra Negra è un salto indietro nel tempo, nell’Italia degli anni ’30 e ’40, quella fascista. Si possono vedere riproduzioni dei manifesti che all’epoca venivano affissi per le strade, quelli che recitavano “Difesa della razza”, e spiegavano perché, secondo i nazisti e i fascisti, la nostra “razza” era superiore alle altre, perché era da “preservare”. Ci hanno sempre parlato in tutti i modi della Seconda Guerra Mondiale, dei campi di concentramento, eppure trovarsi  davanti a un’ uniforme, a degli zoccoli originariamente calzati da un prigioniero del campo è tutt’altra cosa. Ricordo una sera, in cui ho casualmente trovato il Museo aperto e sono entrata. Dentro non c’era nessuno e il silenzio era glaciale. Mi ha dato un senso di angoscia trovarmi di fronte a quelle foto da sola, ad osservare Hitler che da un palco proclamava “il volere di Dio si rivela nel sangue tedesco”. Ho provato un senso di terrore, quasi, e sono fuggita. Noi non potremo mai nemmeno lontanamente immaginare cosa provassero quelle persone. Si sono trovati improvvisamente circondati, “colpevoli” soltanto di essere Italiani. Si sono ritrovati in trappola, una trappola in fin dei conti tesa dallo stesso governo italiano, che aveva reso pubblica la notizia della rottura del Patto d’Acciaio con la Germania e di un’apertura delle trattative con gli Alleati in un’Italia controllata dai nazisti Tedeschi. Catturati, imprigionati, degradati, erano divenuti
Traditori. Costretti a lavorare in quanto non più prigionieri di guerra,  ma I.M.I., ovvero Internati Militari Italiani; umiliati, gli era stato tolto tutto, anche la dignità. Molti sono tornati a casa e hanno fatto di tutto per cancellare dalla memoria quella parte della loro vita, sconvolti, desiderosi solo di un futuro migliore.
Sono stata molto colpita dal discorso del presidente della Federazione. Parlava in maniera totalmente lucida, ricordando per noi. Parlava della prigionia, degli orrori che ha visto compiersi, ma ricordava anche la sentinella gentile che un giorno, durante un appello, ha scambiato con lui parole in italiano e si è commosso per i suoi figli. Finita la guerra, calò un silenzio tombale sulle deportazioni militari, che molti ritenevano e ritengono tutt’oggi la disfatta più grande nell’alleanza tra Germania e Italia. Solo alcuni dei circa 600.000 militari deportati in Germania e Polonia, decisero di ricordare e fondarono l’A.N.E.I., ovvero l’Associazione Nazionale Ex Internati.
Per questo motivo penso dobbiamo essere grati alla gente che è divenuta testimone di quel periodo e delle persone che raccolgono queste testimonianze.
Sono stata colpita dalla forza di volontà e dai valori di questi uomini: mettendo un semplice “si” su un documento sarebbero potuti tornare a casa e riabbracciare i loro cari. Avrebbero combattuto per la repubblica di Salò, ma almeno l’avrebbero fatto da vivi e da “liberi” (anche se costretti). Invece molti di loro hanno preferito non firmare. A migliaia hanno pagato con la loro vita. La visita al Museo mi è piaciuta molto. Ho potuto imparare cose della Chiesa e del Museo che non sapevo.
Mi ha interessato molto la storia di Mafalda di Savoia. Una principessa italiana indifesa e abbandonata, richiusa in un campo di prigionia dove a soli 42 anni muore sola.
 Parte della cittadella della memoria di Padova è anche il Giardino dei Giusti, ovvero un prato in cui vengono piantate lapidi e alberi commemorativi dei giusti del Mondo, cioè persone che anche a rischio della loro vita hanno salvato quella di altri. Ogni anno ne vengono aggiunte 10 e spero che si riesca ad attuare il progetto di creare una “passeggiata” dei Giusti, ovvero un percorso di stele commemorative che porti fino al Mare Adriatico.
Sarebbe bellissimo poterla percorrere un giorno, anche perché significherebbe che al mondo i Giusti continuano a esistere.                                                                                              Benedetta Zirillo 3^C 
.                                                                                                           

mercoledì 24 aprile 2013

Rosso Malpelo 2013


Prova ad immaginare di essere Giovanni Verga e di voler scrivere una novella ideata in un luogo a tua scelta. Dai un nome al Rosso Malpelo 2013 e descrivi il suo stile di vita, i suoi rapporti con gli altri, ciò che prova, che vede, che è costretto a fare. Se vuoi, puoi scegliere la forma del diario: in questo caso devi immedesimarti nel tuo personaggio.


I carusi di Villaguarnera a fine Ottocento
Caro diario,                                                                                                                                                 

mi chiamo Akbur Mahari e ho undici anni, vivo in un piccolo 
Bambini soldato in Uganda,
 http://foreignpolicyblogs.com/2012/10/09/grace-milly-lucy-child-soldiers-2010/
paese dell’Africa occidentale.
Ho una situazione e una vita davvero difficili. Sono un bambino soldato.
Già, sono uno di quei bambini che gli adulti sfruttano come spie e altro genere di cose…
Perché siamo piccoli e allora i nemici non ci scoprono facilmente.
Sono soldato da circa tre anni e non è che prima avessi avuto un’infanzia felice.
Facevo il servo in una famiglia benestante, distante circa dieci chilometri che percorrevo a piedi; lo facevo insieme a mia sorella che ora ha quattordici anni.

Mito: il colore della pelle


Molto tempo fa in un’isola della Grecia vivevano tre fratelli. I fratelli abitavano in una piccola casa, coltivavano la terra e avevano un piccolo gregge di capre e pecore. Non erano ricchi, ma vivevano tranquilli e andavano molto d’accordo tra di loro.

Un giorno arrivò nel villaggio una ragazza bellissima. Era la figlia del dio dell’amicizia che l’aveva inviata per mettere alla prova i tre fratelli che andavano sempre d’accordo e per vedere se la loro amicizia si sarebbe rotta per una ragazza.

Tutti e tre si innamorarono follemente della ragazza e iniziarono a litigare perché ognuno di loro diceva che l’aveva vista prima degli altri. Dato che continuavano a litigare decisero di andare dal dio per chiedergli chi dovesse essere lo sposo della ragazza.

lunedì 22 aprile 2013

Caro diario..."Domani sarò GRANDE!"

Gli alunni di classe quinta della scuola "G. Rodari" hanno scritto un testo dal titolo : "Domani sarò grande" e TUTTI hanno realizzato dei piccoli capolavori.
Le insegnanti di classe hanno quindi deciso di condividere con tutti voi i loro pensieri, le loro paure, le loro emozioni:



I RICORDI...

CARO DIARIO,

"Questi per me sono stati cinque anni indimenticabili! Ricordo quell'emozionante mattina di cinque anni fa quando, noi bambini di prima abbiamo varcato il cancello per la prima volta...Dopo l'appello sono finalmente entrata in classe ed ho conosciuto i miei nuovi compagni. In questi cinque anni ho conosciuto delle maestre fantastiche, che ricorderò sempre con tanto affetto. Mi hanno insegnato a scrivere, leggere e a contare e mi hanno accompagnata in questo viaggio con tanta pazienza e amore. Sono un po' dispiaciuta perché lascerò la scuola dove sono cresciuta, dove ho conosciuto tanti amici e dove ho trascorso bellissimi momenti che non dimenticherò mai. Oggi, arrivata quasi alla fine di questo viaggio, ho nel cuore un po' di tristezza, ma allo stesso tempo mi sento pronta e desiderosa di proseguire la mia avventura alle medie. Sto crescendo ed è giusto che si vada avanti!" (Veronica B.)

mercoledì 17 aprile 2013

Laboratorio di scrittura creativa: i pareri della 1A


Testi raccolti da Irene Bertoli e Sofia Saviolo 

In questo mese abbiamo dedicato due ore la settimana ad un laboratorio di “scrittura creativa”.  Questo progetto è stato organizzato dalla professoressa De Agostini e dalla professoressa referente della biblioteca con lo scopo di farci provare l’esperienza di essere degli scrittori.
La  nostra guida si chiamava Sara Saorin, ed è un’editrice. Per tre settimane, le ultime due ore del venerdì è venuta nella nostra classe e insieme abbiamo creato un racconto fantasy.

martedì 16 aprile 2013

Intervista a Sara Saorin



  Dopo quella a Livia Rocchi eccovi un'altra interessante intervista realizzata questa volta dai ragazzi della 1F della scuola Valgimigli.
Chi è Sara Saorin?
Leggete qui di seguito...

sabato 13 aprile 2013

Un incontro speciale

Anche gli alunni della scuola primaria hanno potuto conoscere una vera scrittrice!

Le classi I e II della scuola Raggio di Sole, martedì 9 Aprile, hanno incontrato la scrittrice per bambini Leda Luise, presso la Libreria Zannoni di Padova.

mercoledì 10 aprile 2013

Prevenzione al bullismo



Il primo febbraio e l'8 marzo 2013 i ragazzi della scuola Manara Valgimigli della classe 2a hanno partecipato al progetto "Prevenzione  Bullismo".
Li hanno seguiti la dott. Marta Boaretto e la professoressa Ketty Demo, insegnante di italiano.

All'inizio del primo incontro i ragazzi

Campagna contro il bullismo


Nel mese di febbraio e marzo 2013 la nostra classe ha partecipato all’attività sul bullismo che comprendeva l’incontro con una psicologa. Lo scopo del progetto era spiegare il significato del bullismo, i motivi per cui avviene  e tutti i modi in cui si può manifestare.
Il bullismo è un fenomeno caratterizzato dalla prepotenza. Il bullo infatti è sempre aggressivo con la sua vittima che è il soggetto più debole e fragile e per questo non ne parla con nessuno. Questo fatto può durare da una settimana fino ad anni. Il bullo può provocare danni  sia morali che fisici.

Intervista sul “Progetto di prevenzione al bullismo”


In collaborazione 
con Martina Michelotto

Scritto da Martina Michelotto



Ciao Martina, potresti spiegarci un po’ cos’è questo progetto sulla prevenzione al bullismo e se ti è piaciuto?

Il progetto sulla prevenzione al bullismo è stato presentato da una psicologa di cui non ricordo il nome, si è suddiviso in due incontri, dove abbiamo parlato del bullismo e cyber-bullismo. Mi è piaciuto molto.

Raccontaci un po’ del primo incontro.

Relazione: Il sapore amaro della banana


Di recente, in classe abbiamo ascoltato una relazione su un argomento molto interessante che mi ha permesso di avere informazioni sul marchio Chiquita, multinazionale delle banane. I contenuti hanno coinvolto le materie di italiano e geografia. La lezione è stata condotta da un’esperta di settore su proposta di una nostra insegnante. L’attività si è svolta in classe il 21 marzo 2013 ed è stata divisa in fasi in cui tutti abbiamo lavorato dividendoci in gruppi. Come materiali sono stati utilizzati delle immagini, penne e carta. Lo scopo era di farci capire alcuni concetti molto importanti che hanno suscitato in me molto interesse e curiosità poiché ho capito che ci sono persone che lavorano in condizione precarie e faticano molto e che in compenso hanno solo miseria e nessun diritto viene loro garantito.

Il viaggio ideale: Parigi


Mi piace molto viaggiare e questo week-end lo vorrei trascorrere a Parigi con i miei genitori e mio fratello, ma ovviamente viaggerò solo con la fantasia.
In valigia metterei tutto il necessario, vestiti, scarpe, borse... Ma anche un volantino su Parigi con i posti più belli da visitare.
Arrivati a Parigi siamo pronti per la visita alla città. Si parte in metro! Si scendono le scale e una galleria coloratissima ci accoglie nell’attesa che un treno ci porti verso la stazione desiderata.

Il bene che vogliono i figli


Sofia racconta una storia che ha letto e che la ha molto colpita…

Un giorno un bambino andò dal padre e gli chiese: “Papà quanto guadagni al giorno?”. Il papà gli rispose: “50 dollari, perché?”. E il bambino: “Così per sapere… mi potresti dare 25 dollari?” il papà si arrabbiò pensando che il bambino lo stesse prendendo in giro e che voleva solo soldi per comprare uno stupido giochino, allora gli urlò: “Vai in camera tua e rifletti sul tuo comportamento!”. Il bambino ci andò chiudendo la porta dietro di sé.
Dopo qualche minuto il papà si senti un po’ in colpa per aver mandato via suo figlio in quel modo e pensò che forse non voleva comprarsi uno stupido giochetto ma qualcosa di più utile, così andò in camera sua e gli disse porgendogli i soldi: “Ecco i 25 dollari che mi avevi chiesto”. Il bimbo li prese e tornò sul letto, poi prese da sotto il cuscino altri 25 dollari. Il padre si arrabbiò ancora di più pensando il motivo per cui suo figlio gli aveva chiesto dei soldi se ne aveva già. Fece per riprendersi i suoi soldi, ma il ragazzo lo bloccò e gli disse: “Io ora ho 50 dollari, quindi ti posso pagare per stare una giornata con me: ti piacerebbe?”.

raccolto da Sofia Saviolo

Fermiamo il femminicidio!


Caro diario,


che difficile che è crescere, soprattutto in questa società così maschilista!
 Penso sempre alla parola “femminicidio” e sai cosa mi viene in mente? Basta, basta ad ogni forma di discriminazione e violenza posta in essere contro la donna “in quanto donna”. Perché le donne non debbano più pagare con la vita la scelta di essere se stesse, e non quello che i loro partner, gli uomini o la società vorrebbero che fossero. La donna, fin dall’antichità, è sempre stata considerata INFERIORE all’uomo. Io non ho mai sopportato questa cosa, fin dalla scuola materna mi arrabbiavo quando i bambini dicevano “Le femmine sono deboli, non sanno giocare a niente ecc. ecc..”; lì eravamo all’Asilo e metti che poteva anche starci perché tutti sappiamo che a quell’età maschi e femmine si “odiano”, però negli adulti è grave, molto grave! Pensiamo solo a quante donne vengono uccise in media in Italia? Nel 2012 siamo arrivati a quota ….. numero che aumenterà sempre di più se si continua a stare con le mani in mano. 

Il bullismo


La parola bullismo deriva dall’inglese bullying e si riferisce ad un gruppo di persone che compiono azioni moleste e di violenza verso gli altri.
Esistono varie forme di bullismo: c’è la forma verbale (attraverso minacce, offese…); c’è la forma con l’utilizzo della forza (attraverso il contatto fisico); e c’è la forma di bullismo nella quale non vengono usate né le parole né il contatto fisico: forse questo tipo di bullismo è il più comune fra tutti (esclusione intenzionale, smorfie di sbeffeggiamento, isolamento sociale e discriminazione…).
Negli ultimi anni in Italia, tali forme di bullismo sono divenute sempre più frequenti nell’ambito scolastico.
Si sviluppano soprattutto durante l’intervallo e nell’orario della mensa poiché questi sono i momenti in cui i ragazzi si ritrovano e scappano all’occhio vigile dell’insegnante , ma a volte queste azioni si svolgono anche fuori dalla scuola.

Una giornata al pattinaggio


Ieri martedì 19 marzo io con la mia classe siamo andati a pattinare sul ghiaccio grazie ad una compagna di classe che ha la mamma che lavora lì.
Siamo andati al Palaghiaccio, agli impianti del Plebiscito. All’andata ero molto eccitato e non vedevo l’ora di pattinare. Quando siamo arrivati mi sono subito precipitato dentro il Palaghiaccio a prendere i pattini: ero il primo a prenderli, ma nonostante tutto sono stato uno tra gli ultimi ad entrare in pista, perché ho dovuto mettere i pattini ai miei compagni, dato che non riuscivano.

La mia esperienza con il bob


Tanto per iniziare, il bob è una specie di piccola sedia allungata.
Adesso vi faccio vedere come è fatto.

Il ritardo


Era una mattina come le altre e io, come sempre, ero in ritardo, se solo mi fossi svegliato dieci minuti prima! Mentre correvo nel corridoio della scuola pensavo a quale scusa potevo raccontare al professore. Non potevo raccontargli che mi si era ghiacciata la serratura della porta di casa, perché era una calda mattina di primavera. E neanche dirgli che non andava più la macchina di papà perché io vengo a scuola in bici. Che fare? Allora decisi di entrare in classe, salutare il prof e sedermi nel mio posto, nel banco della quarta fila vicino a Giacomo che mi chiese: “E ora che scusa inventerai?”. Io risposi: “Ora senti”.

Il titolo [im]perfetto: Viola


Il libro a cui vorrei cambiare il titolo è Viola di Mariella Ottino e Silvio Conte, edizione Bruno Mondadori. Questo libro parla di una ragazza che arriva per la prima volta in una scuola dove non conosce nessuno: è una ragazza piuttosto carina di nome Viola Zareschi, che fa presto amicizia con i suoi compagni di classe e riesce a far innamorare il ragazzo più bello della classe. Fa subito amicizia con quattro ragazze: Lorenza, Francesca, Alessia e Barbara. Sara, la più brava della classe è innamorata di Stefano : lo stesso ragazzo di cui Viola è innamorata. Stefano sta insieme a Viola, ma solo per interesse perché durante i pomeriggi va a casa di Sara e si fa aiutare con i compiti. Alla fine Viola scopre di essersi sbagliata con Stefano e ne rimane molto delusa, ma in realtà scopre che il vero amore c’è quando tutti e due provano le stesse cose l’uno per l’altra.

Cronache a scuola: un sanguinante incidente…


Il 6 marzo 2013 nel laboratorio d’arte un ragazzino si è fatto male incidentalmente.
È accaduto quando un compagno seduto al suo stesso tavolo stava tagliando un giornale per il mosaico (fatto con la carta): il ragazzino ha messo il dito in mezzo e si è tagliato.
Il ragazzo “sanguinante” si è buttato a terra lamentandosi. Dopo pochi minuti la professoressa lo ha mandato in infermeria dove lo hanno medicato fasciandogli l’arto ferito, cioè precisamente il dito mignolo.
Quando si è alzato dal pavimento, c’era una tondeggiante macchia di sangue. Eppure, volete sapere il “colmo dei colmi”? Quando il ragazzino è tornato dall’infermeria non si è arrabbiato né era dispiaciuto per il dito, ma si è messo immediatamente a ridere a crepapelle con i compagni del tavolo.

Giada Kabrit

Il titolo [im]perfetto: Twilight


L’anno scorso ho letto un libro intitolato Twilight che parlava di una storia d’amore tra un vampiro di nome Edward e una ragazza di nome Bella.
Secondo me questo titolo non è molto appropriato, e sinceramente non ne ho ancora capito il senso. In italiano, twilight significa “crepuscolo”, forse perché, in questo libro, i vampiri quando si espongono al sole emanano delle piccolissime scintille di luce, paragonabili alla scarsa luce del tramonto, ma non ne sono convinta.
A mio parere, il titolo di un libro dovrebbe, con poche parole, far capire al lettore di cosa si parla, e invogliarlo a leggerlo, magari usando una parola chiave che è nominata più volte oppure con delle parole che esprimono il tema principale di esso.
Io lo avrei intitolato:
Un amore impossibile
oppure
L’amore non muore mai
perché Bella è disposta a farsi trasformare in una vampira pur di stare con Edward, perché altrimenti il loro sarebbe un amore impossibile, in quanto lei invecchierebbe fino a morire, mentre lui vivrebbe in eterno rimanendo sempre giovane.
Così facendo il loro amore durerà per sempre, cioè non morirà mai.

Linda Palamidessi IIIA