mercoledì 10 aprile 2013

Il bullismo


La parola bullismo deriva dall’inglese bullying e si riferisce ad un gruppo di persone che compiono azioni moleste e di violenza verso gli altri.
Esistono varie forme di bullismo: c’è la forma verbale (attraverso minacce, offese…); c’è la forma con l’utilizzo della forza (attraverso il contatto fisico); e c’è la forma di bullismo nella quale non vengono usate né le parole né il contatto fisico: forse questo tipo di bullismo è il più comune fra tutti (esclusione intenzionale, smorfie di sbeffeggiamento, isolamento sociale e discriminazione…).
Negli ultimi anni in Italia, tali forme di bullismo sono divenute sempre più frequenti nell’ambito scolastico.
Si sviluppano soprattutto durante l’intervallo e nell’orario della mensa poiché questi sono i momenti in cui i ragazzi si ritrovano e scappano all’occhio vigile dell’insegnante , ma a volte queste azioni si svolgono anche fuori dalla scuola.

Il bullo si comporta così per vari motivi: può subire violenze a casa o nel suo ambito sociale (frequentando gente più grande di lui), e scarica la sua rabbia verso i suoi compagni o è stato abituato a battersi usando la violenza e, quindi, quest’ultima diventa unico strumento per farsi valere.
Insomma, il bullo pensa di cavarsela facendo fronte al disagio con l’astuzia e l’arroganza, invece di usare la ragione e l’intelligenza.
Non bisogna dimenticare che spesso egli diventa pericoloso all’interno di una classe, dove trova i suoi seguaci.
I seguaci del bullo, a volte, non partecipano attivamente agli episodi di bullismo, però fanno parte del branco e sono interessati solo a farne parte.
La scuola in questi ultimi anni subisce violentemente tali atti di bullismo in tutti i suoi ambiti, che vanno dal danneggiamento alle sue strutture e risorse fino ad arrivare all’oltraggio personale verso gli insegnanti e gli alunni stessi, spesso portatori di handicap o persone che hanno dei problemi caratteriali.
Gli atti più eclatanti vanno dalla violenza gratuita all’isolamento delle vittime.
Continuamente si può leggere sui giornali di alcuni fatti di bullismo.
Il racconto che mi ha maggiormente colpito è stato quello capitato ad un ragazzino affetto dalla sindrome di Down.
Questo ragazzo è stato deriso e picchiato da alcuni compagni di classe, i quali hanno ripreso poi con i loro cellulari l’accaduto.
Dopo aver girato il video, i compagni l’hanno messo su Internet, diffondendolo con un titolo strano: “Video Divertente”.
Non posso accettare in alcun modo che ciò accada e ritengo tali atteggiamenti “vigliacchi”.
La scuola dovrebbe intervenire, anzi dovrebbe essere più determinata e cercare di arginare questo fenomeno, punendo e isolando queste persone, come del resto già prescrive la normativa ministeriale.
La repressione è un atto necessario e indispensabile, mio padre mi ha sempre insegnato che ognuno di noi è responsabile delle proprie azioni, al di là di ogni possibile evento o momento della propria vita e, per questo, mi ricorda sempre di avere rispetto per gli altri poiché solo così potrò a mia volta essere rispettato.
Le conseguenze che l’azione di bullismo innesca sono svariate e da non sottovalutare; le vittime spesso modificano il loro modo di vivere, il loro aspetto, diventano psicologicamente vulnerabili e deboli, e quando tutto ciò va ad aggravare una situazione di handicap o di difficoltà personale è intollerabile.
È purtroppo capitato che le vittime siano arrivate a gesti estremi, non essendo più in grado di poter vivere con serenità.
A mio modo di vedere la scuola deve rendere pubblico ogni atto di bullismo per potere creare un momento di discussione e confronto, così da permetterci di confrontarci con tutte le nostre emozioni, diffondere una cultura della solidarietà, della tolleranza, del reciproco rispetto anche nella differenza culturale o nella diversità, e cosa importante affrontare i “bulli” ed i suoi complici con fermezza e determinazione, anche se non sempre ciò può aiutare, ma addirittura aggravare la situazione.
Mia sorella Carlotta, portatrice di handicap, ha spesso subito atti di “bullismo”, ma con la diffusione e la condivisione del problema, tra i miei genitori e la scuola, si è sempre arrivati a trovare la soluzione migliore per il bullo e per mia sorella.
E devo dire che a forza di combattere con la consapevolezza di non essere sola, mia sorella oggi non ha più paura e spesso controbatte con “furbizia” l’imbecillità di un bullo, togliendogli ogni possibile soddisfazione.
Purtroppo l’ignoranza e, spesso, la mancanza della famiglia portano a generare tali fenomeni.

Francesco Sciabica IIIL 

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