mercoledì 10 aprile 2013

Il ritardo


Era una mattina come le altre e io, come sempre, ero in ritardo, se solo mi fossi svegliato dieci minuti prima! Mentre correvo nel corridoio della scuola pensavo a quale scusa potevo raccontare al professore. Non potevo raccontargli che mi si era ghiacciata la serratura della porta di casa, perché era una calda mattina di primavera. E neanche dirgli che non andava più la macchina di papà perché io vengo a scuola in bici. Che fare? Allora decisi di entrare in classe, salutare il prof e sedermi nel mio posto, nel banco della quarta fila vicino a Giacomo che mi chiese: “E ora che scusa inventerai?”. Io risposi: “Ora senti”.

Quando il prof mi chiese il motivo del mio ritardo io gli risposi: “Avevo dimenticato il materiale di tecnica, per andare a prenderlo ci ho messo un po’ di tempo”. Intanto i miei compagni ridevano sotto i baffi e io mi sentivo ridicolo davanti al prof, pensavo che mi avrebbe sospeso. Il prof di tecnica anche soprannominato “Macchina da Guerra” è una persona colta, è alto e robusto e si dice che abbia mandato dal direttore un ragazzo soltanto perché non lo aveva salutato dicendo buongiorno ma ciao. Stavo tremando. Poi il professore mi disse: “Vieni con me”. E mi portò fuori dalla porta, io stavo per piangere quando passò il vicedirettore, una persona gentile e scherzosa. Il vice direttore ci chiese cosa fosse successo e Macchina da Guerra gli disse: “Ritardo ritardo e ancora ritardo!”. Allora il vice direttore mi fece un sorriso e mi disse: “Per questa volta ti perdono ma mi raccomando!”. Io sorrisi e rientrai in classe dove riprendemmo la lezione e pensai: “Anche oggi l’ho scampata…”.

Loris Orlandi 1B

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