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mercoledì 7 marzo 2012

Sherlock Ire e Mery Holmes e Ange in Giallo

Eravamo a Napoli a gustarci una deliziosa pizza ovviamente napoletana D.O.C. Noi investigatrici di professione ci stavamo concedendo un vacanza (avevamo lavorato molto negli ultimi mesi). Avevamo deciso anche di visitare Pompei ed Ercolano visto che una nostra amica che si chiama Giorgia faceva la guida nel sito archeologico (e anche perché in quel periodo c’era uno sconto). Ma proprio quando ci stavamo avvicinando al sito archeologico sentimmo delle urla agghiaccianti e notammo che tutte le persone stavano uscendo di corsa dal museo allora chiedemmo alla nostra amica Giorgia che cosa era successo e le:
- Abbiamo visto degli spiriti aggirarsi per le rovine!!-.  “Addio alle nostre vacanze” pensammo, ma decidemmo di indagare, del resto era il nostro mestiere !!! Andammo ad indagare sul luogo dell’accaduto e trovammo un bigliettino per terra. C’era scritto:
Molto tempo fa
Un triste giorno
Senza preavviso
Eruttò
Oggi agosto 79 dc

-E’ un bigliettino molto strano- notò Ange in Giallo – Sì ma secondo me centra qualcosa col mistero!- pensò Mery Holmes. Così occupata a pensare inciampò nei suoi lacci delle scarpe e spinse Ire che rovesciò la sua bottiglietta d’acqua sul biglietto. Ma nel biglietto rimasero solo alcune lettere:
Mol
Un tr
Sen
Eru
Ogg

Allora Ange capì:- Leggete le prime cinque lettere! M-U-S-E-O ! Forse dobbiamo andare lì!-
Aveva proprio ragione.
Ci avviammo al museo e quando fummo dentro trovammo il guardiano che rovistava nello sgabuzzino.
       Scusi signore che sta facendo?-  e lui rispose :- Ahhhhhhhh!- .
       Ma cosa c’entra?-  disse Ire.
       Ci-ci –ci….…. –  rispose di nuovo lui .
       Scusi ma…-  disse Mery. Poi ad Ange sfuggì il bigliettino e si girò per raccoglierlo e… dietro di sé vide un fantasma!!! 
       Oh oh! Persona vs uomo morto. L’incontro è rimandatoooo! – disse Mery e scappammo a gambe levate. All’uscita del museo vedemmo una figura familiare (o meglio, familiare solo ad Ange)  e Ange impallidì. Era suo cugino Marco, quello che lei odiava con tutto il suo cuore che stranamente era  a Napoli. Notammo che aveva un block notes con la carta uguale a quella del biglietto… era ufficialmente un sospettato!
       Perché sei qui?- gli chiese Ange
       Non sono affari tuoi!- rispose sgarbato. 
       Ok, ok ma non scaldarti troppo!-

Ci ritirammo in albergo per una pausa di riflessione. Era un albergo a cinque stelle sotto zero perché, sapete com’è, non ci sono più i casi di una volta e al giorno d’oggi i casi li risolvono  la polizia  e la questura e le agenzie investigative sono un settore in ribasso. Dopo una sana dormita  andammo di nuovo al museo per indagare.
Parlammo con la direttrice, una tizia così bassa da non riuscire arrivare alla tastiera. Era troppo bassa per essere uno dei fantasmi  a meno che non avesse usato dei trampoli. Quindi andammo in magazzino, un posto buio e polveroso. Molto buio, infatti Mery  inciampò su una scopa appoggiata al muro. Il manico della scopa si spezzò e dal suo astuto nascondiglio uscì un telo bianco da fantasma!
       Wow! abbiamo trovato qualcosa di importante a quanto pare!- disse Ire. 
Andammo a cercare la  direttrice per chiederle cosa era il telo che avevamo trovato ma lei disse che  non ne sapeva nulla. Mery pensò che il nascondiglio poteva essere stato fatto da un uomo che conosceva molto bene il museo, ma chi?

Uscendo dal  museo, incontrammo di nuovo il cugino di Ange che usciva  da una casa in rovina. Dato che era sospettato decidemmo di entrare nella casa da dove lui era uscito, ma incontrammo il nostro primo ostacolo:  due scale che portavano una su e una giù, in due posti molto bui. Per esplorare la casa decidemmo di dividerci; ma tre non è divisibile per due, così una di noi sarebbe dovuta andare da sola. Il severo metodo della conta scelse Ire, che si avviò nella lunga scala che scendeva. Spaventata a morte continuava ad andare addosso a delle ragnatele e inciampava  su dei sassi che trovava lungo la strada. Ruzzolò fino alla fine delle scale trovandosi di fronte a un muro che le sbarrava la strada e poi si accorse che le pareti le si stavano avvicinando  sempre di più ma una delle pareti  si alzò e ne uscì il cugino di Ange il famoso sospettato numero 1 !! MARCO !! Quando si accorse di essere visto prese Ire e la portò dentro il suo nascondiglio.

Ange provò a chiamare Ire per sapere la situazione ma Ire non rispondeva… A quel punto Mery  propose di andare  a cercare Ire.  Quando giunsero alla fine delle scale successe la stessa cosa che era successa a Ire, ma questa volta nessuno uscì dalla parete.  Fecero per risalire le scale ma Mery come al solito inciampò nei lacci delle scarpe. Fu allora che mise la mano su una piastrella particolare e le pareti si fermarono. Con grande sorpresa, la parete alla fine delle scale si aprì lasciando intravedere un labirinto molto intricato. Ma – un attimo! Il cellulare di Ire era a terra, e in quel momento decisero di seguire quella pista.  E tenendo la mano destra sul muro arrivarono alla fine del labirinto dove videro Marco e un complice di nome Francesco  che si stavano  travestendo. Liberata Ire corremmo dietro a Marco  e al complice e alla fine riuscimmo a fermarlo lanciandogli il telo  addosso . Chiamammo il 112 che presero i colpevoli e li condannarono ad un anno di prigione.
-Un altro caso risolto brillantemente!- dicemmo in coro!
Sherlock Ire, Mery Holmes & Ange in Giallo


Mariafiore  Tognon, Angela Accogli  1E  Irene Beccaro  1C

mercoledì 29 febbraio 2012

La chiave dei sogni

Guardo fuori dalla finestra: piove.
Il cielo è coperto da nuvole grigie e tutte le tonalità di verde del mio giardino si sono mescolate in un unico, malinconico, verde scuro; come quando si lascia cadere una goccia d’inchiostro nero su di un disegno fatto da poco con gli acquarelli.
Mi trovo in cucina, circondata da computer, televisione … eppure nessuna di queste cose sembra interessarmi quanto quella finestra e quel monotono panorama.
Non so da quanto tempo sono qui.
Non so per quanto altro tempo vi rimarrò.
Non saprei cos’altro fare, se non starmene appollaiata su questa sedia a guardare piovere.
Improvvisamente mi accorgo che, ai piedi della grande magnolia che sovrasta tutte le altre piante, c’è qualche cosa che luccica; mi alzo senza sapere perché, infilo l’impermeabile, prendo l’ombrello ed esco.
Una volta fuori mi dirigo verso il punto nel quale, poco prima, avevo visto lo strano bagliore; inizialmente non vedo nulla ma, scostando con la mano un ciuffetto d’erba, noto una piccola chiave di metallo.
La raccolgo e me la rigiro tra le mani. 
È davvero minuscola e, dalla sua superficie lucida, deduco che non può trovarsi lì da molto tempo.
È  chiaro che non si tratta di tipica chiave ma la cosa che più mi colpisce è la strana forma della sua scanalatura, che, a  differenza di quella di tutte le altre chiavi, è composta esclusivamente da linee curve.
Alzo gli occhi al cielo per cercare di capire da dove provenisse la luce che, facendo brillare la chiave, mi aveva permesso di trovarla.
Rimango davvero stupita nel constatare che non proveniva dal sole dal momento che le nuvole coprono ancora completamente il celo.
Mi guardo attorno in cerca di un’altra possibile fonte di luce ma non trovandola, rivolgo un ultimo sguardo al giardino e rientro in casa.
Mi sfilo l’impermeabile e le scarpe infangate senza smettere di fissare la misteriosa chiave; una moltitudine di domande mi ronzano in testa  facendo un rumore insopportabile ma quella che mi disturba maggiormente è: quale porta si potrà mai aprire con una chiave del genere?
Cerco nella mia memoria ma non trovo nessuna porta che potrebbe avere una serratura così bizzarra!
Scuoto la testa e mi rimetto a fissare la chiave consapevole del fatto che, curiosa come sono, non avrò pace fino a quando troverò la serratura e aprirò la porta.
Decido dunque di legarla ad uno spago e di farci una collana in modo che,  non appena  troverò una serratura abbastanza curiosa, proverò ad infilarci la chiave e scoprirò qual è il segreto di quel piccolo oggetto.

È circa mezzanotte ed io sono sdraiata sul tappeto della mia stanza.
Faccio così da sempre: quando da piccola non riuscivo a dormire, mi alzavo dal lettino e mi portavo il cuscino sopra al tappeto.
Ero convinta che fosse un tappeto magico come quello di Aladino e che, dormendoci sopra, potessero accadermi cose magiche.
Ormai non faccio più queste fantasie infantili ma ho conservato l’abitudine.
Ma, torniamo a noi: sono sdraiata a terra quando improvisamente sento un rumore;  non mi alzo, rimango in ascolto, non si tratta di un rumore qualsiasi, sembrerebbero dei passi, non pesanti passi umani, passi felpati, come quelli di un gatto…
La porta si apre appena ed i miei occhi, ormai abituati alla penombra della stanza, vengono investiti da una forte luce dalla quale vengo costretta ad abbassare le palpebre.
La luce si affievolisce ed io riapro gli occhi, mi guardo attorno e scopro di non essere più nella mia stanza.
Mi trovo in uno strano luogo, tutto è bianco,  all’orizzonte non c’è nulla; sento una strana voce, mi giunge come un eco lontano, come se provenisse da dentro di me.
Rimango in ascolto:
- Tu sei la ragazza che ha trovato la chiave, vero?
Annuisco e la voce continua:
- Hai scoperto quale porta apre?
Scuoto la testa, sono perplessa; come fa a sapere tutto quello che mi è successo?
Sono una ragazza curiosa ma, in questa occasione, non oso chiedere nulla così lascio che la voce proceda:
- Non ti preoccupare, sono qui per insegnarti come utilizzarla … vedrai, saprò sorprenderti!
Non ne dubitavo.
Dopo una breve pausa la voce continuò:
- Hai certamente notato che non è una chiave qualunque; esiste una sola chiave di questo tipo, questa è la chiave per controllare i sogni.  Con questa avrai il controllo totale delle tue avventure ad occhi chiusi.
Sorrido meravigliata e felice per l’inaspettato regalo; dopo di che la luce diviene nuovamente insopportabile ed io sono costretta a chiudere gli occhi per la seconda volta.
Quando li riapro mi trovo nella mia stanza, sdraiata sul tappeto.
Mi alzo e mi infilo nel letto; prima di addormentarmi stringo forte la chiave che porto al collo e chiudo gli occhi, con la certezza che sarà una notte indimenticabile.
Ilaria Scarabottolo 3A

martedì 20 dicembre 2011

Iris


                                                    
C’era una volta, lontano lontano, un castello che alcune volte appariva e altre no.
Regnavano un re e una regina che stavano per avere una figlia. La regina, però, stava molto male. Il re, allora, preoccupato, cercò qualcosa che la facesse stare meglio. Andò da un’anziana signora, esperta in magia, che gli diede una pozione per farla guarire. Il re la prese ringraziando,  corse al castello la diede alla moglie, che subito si sentì meglio. Allora tutto il regno fu felice e accolse con gioia e lunghi festeggiamenti  la nascita della principessa Iris.  Fu chiamata così perché la pozione che la madre regina aveva preso conteneva un petalo di iris magico.
L' anziana vecchietta, furba come non mai,  vi avevamesso dentro, oltre al petalo del magico fiore, anche un incantesimo incredibile. Mentre Iris cresceva, la magia dentro di lei si sviluppava sempre di più ed un giorno, la principessa diventò un gigante….
I suoi genitori erano preoccupati perchè se la loro figlia fosse rimasta in quel regno avrebbe distrutto tutto.
Allora Iris se ne andò via, molto lontano dal castello. Attraversò valli, monti, fiumi, mari e deserti per trovare una soluzione, ma non ci riuscì. Iris passava tutto il suo tempo a piangere . Tutti gli animali e le persone scappavano da lei . Un giorno, mentre camminava in riva ad un lago, un elfo di nome Slippy apparve davanti a lei  e le disse di andare  nella grotta  chiamata‘’Tre passi’’.
Iris chiese il perché, ma l’elfo tacque. Allora la principessa partì e andò nella grotta.
Dentro c’era un mago, di nome Etlemis, con una lunga barba bianca e un vestito color smeraldo . La principessa gli disse che un elfo l’aveva mandata da lui. Allora il mago le diede una pozione che finalmente la fece ritornare una bellissima principessa.
Allora  Iris potè ritornare a casa.
Il re e la regina la accolsero con gran gioia e tutto il regno festeggiò, con una grande cerimonia, il suo ritorno. Ma lei, per essere felice del tutto, doveva completare l’incantesimo del mago Etlemis facendo bere alla cattiva vecchietta, invitata anche lei alla cerimonia, il vino magico  che l’avrebbe imprigionata per sempre in uno specchio, da dove non sarebbe uscita mai più. La vecchietta, non sapendo nulla di quello che le stava per accadere, bevve il vino e la magia fu compiuta.
Tutti furono felici e contenti perchè il regno era di nuovo libero da ogni malvagità.
Così la principessa si sposò con un bellissimo principe ed insieme regnarono per molti anni………

Sara Checchetto 1 A 

mercoledì 14 dicembre 2011

Nella fiaba


Valeria aveva perso l’autobus e stava correndo all’impazzata per raggiungere la scuola, così  prese la scorciatoia per il parco della città. Lo conosceva molto bene perché alla domenica era sempre lì a giocare. Ma quella mattina c’era qualcosa di diverso. L'odore dei pini stranamente non era coperto dallo smog, come di solito, ma si sentiva forte nell’aria. Nemmeno il rumore delle macchine si sentiva ma si udiva solo il canto degli uccelli. All’improvviso vide una bimba incappucciata di rosso e pensò:”Non sapevo della festa di Carnevale!” Allora si avvicinò alla bimba e le chiese :”Fate la festa a quest’ora  che c’è scuola?”
La bimba  rispose :”Che festa? Io sto andando dalla nonna”.
Valeria pensò un attimo dove poteva averla già vista e le venne in mente la risposta! La bambina era Cappuccetto Rosso! Allora la rincorse fino alla fine della strada e la avvertì: ”Non andare nel bosco ! Là c’è il lupo che ti mangerà! “ Cappuccetto rispose :” Ma va! Queste cose accadono solo nelle fiabe! E poi anche se volessi non ti ascolterei!”e se ne andò
 Che impertinente!!!  La situazione era tragica  e non restava che una cosa da fare, ricorrere al piano strategico!  Rincorse  Cappuccetto Rosso e l'informò che c’era una svendita di mantelline, così lei uscì dal bosco in tutta fretta.
 Valeria, liberatasi della bambina, si mise addosso il cappuccio della felpa e si addentrò nel bosco. Incontrò quindi il lupo che le chiese dove andava,   ma lei tirò dritto e fece finta di niente . Arrivata dalla nonna, per confonderla, esclamò :”Forse non mi riconosci per la febbre! Cara nonna!” La nonna ci cascò e Valeria tirò un sospiro di sollievo, aveva cambiato la fine della storia e salvato Cappuccetto Rosso! poteva sentirsi sollevata .
P.S. Valeria ovviamente è arrivata tardi a scuola ma su questa storia ha scritto un tema ed ha preso un otto!
MARIAFIORE TOGNON 1E 

Cachi rossi per Alice

 
Alice era una ragazza normalissima: aveva occhi marroni, capelli biondi, non era tanto alta però  era molto bella !!
L’avevano appena rapita perché doveva diventare la moglie del principe: AZNAD OLOVALLAP. A un certo punto l’astronave, con cui i rapitori avevano raggiunto la Terra, si fermò di colpo e Alice fu presa da due ‘’ omoni ‘’  viola e  portata  in una stanza tutta rossa. La ragazza era molto impaurita!
Alcune signore strane le diedero dei  vestiti giallo limone. Lei  si rifiutò di indossarli ma  venne costretta a farlo.
Dopo, la portarono  in una stanza nera come il carbone dove c’era solo un oggetto che non era nero : un ukulele .
Era di tutti i colori : rosa, rosso, azzurro, indaco, viola, giallo, arancione, verde , blu ecc.
Poi ad un tratto le luci si spensero !  TRR …! Un rumore assordante !!!  tante luci inquadrarono una  porta con una targhetta dove era scritto: SEI IL MIO CACO PREFERITO !  Da  quella porta uscì un piccolo mostriciattolo di color rosso, ma così rosso che sembrava  fosse caduto dentro una pentola di acqua bollente !
Aveva due occhioni  teneri teneri e uno sguardo innocente .
Prese l’ukulele e si mise a cantare : ‘ ‘ OH amore mio… OH amore mio… OH amore mio, ti devo dare un bacino ’ ‘ . Questo ritornello si ripeté per altri 50 minuti !
Alla fine, infilò nel dito di Alice un grande osso di caco e le disse che si sarebbero sposati dopo due settimane. La ragazza rimase perplessa e ritornata nella sua stanza gridò:’’Noooo! ‘’ . Sposarsi era l’incubo di Alice.
La ragazza pianse fino al mattino, con difficoltà si alzò, con gli occhioni rossi di pianto guardò fuori dalla finestra e  vide distese di campi  di coltivazioni di cachi rossi.
 Si vestì con quello squallido vestito giallo limone e andò in giardino.
Prima di uscire, prese un libro intitolato:’’La bellezza del principe AZNAD OLOVALLAP " Uscì e si  sedette sotto un grande albero di  caco e si mise a leggere.
Dopo poco senti – "Pss, pss..-".  Si voltò  e vide un’ aquila.
La ragazza prese paura, d'altronde non aveva mai visto un’aquila .
L’aquila le disse –"Ciao, mi chiamo choco. Sono l’unico esemplare di aquila che vive su questo pianeta . Ti ho sentita piangere ! Il principe ha rifiutato la tua mano?-.
- No, al contrario ! Mi ha già detto che mi sposerà tra due settimane – rispose Alice .
-Ma non sei contenta ? Io lo sarei ! -. – No, io vorrei ritornare a casa mia! Ciao ora devo andare a mangiare, il principe mi aspetta -.
Alice prese il libro e se ne andò , fu stupita dal pranzo perché sul tavolo c’erano hamburger, patatine fritte, hot-dog, pancetta, uova e bacon e l’ambiente le sembrava un McDonald però Alice era incuriosita da quel castello dove era imprigionata.
Mangiò in fretta e iniziò a gironzolare per il castello .
ERA GIGANTESCO !!!
Stanca, dopo aver camminato due ore , si appoggiò al muro,  le pietre si spostarono e crearono un buco sul muro. Entrò, si guardò  attorno, prese una fiaccola e iniziò l’esplorazione .
Sulle  pareti c’erano illustrazioni molto antiche , infatti, a toccarle veniva via il colore.
Alla  fine del corridoio c’erano un sacco di computer. Alice li toccò per vedere se funzionavano, così avrebbe potuto mettersi in contatto con la Terra .
Ma non ci riuscì ! Allora insoddisfatta ,tornò in camera sua.
Mancavano tre giorni alle nozze!! Alice era disperata, perché non aveva trovato il modo per ritornare a casa. Allora uscì in giardino come tutti i giorni e rivide la sua piccola amica aquila.
L’aquila aveva  trovato il modo per farla  ritornare a casa.
  -Ehi,ciao ti ricordi di me?Ho trovato il modo per farti ritornare a casa !-disse l’aquila. -Certo che mi ricordo di te! E quale sarebbe il modo per farmi ritornare ? –domandò Alice.- E’ molto complicato!!- rispose l’aquila .- Ti prego spiegamelo- supplicò Alice. –Dovresti rompere l’anello che il principe ti consegnerà il giorno delle nozze ! Così il tempo si fermerà e potrai scappar via, però devi anche prendere 5 cachi dall’ albero dove leggevi il libro - spiegò l’aquila .- Sono pronta a tutto- esclamò Alice .
Era arrivato il giorno delle nozze ! Tutti gli abitanti del pianeta si erano riuniti per festeggiare quell’ evento .
Alice entrò dalla porta con un vestito lungo ‘’ dieci cachi e un seme ‘’ .
Il vestito era di color azzurro  e indaco e una grande corona era appoggiata sulla sua testa !
Quando venne il momento di scambiarsi gli anelli Alice ruppe quello che era nelle mani del principe, velocemente corse in giardino, prese 5 cachi e salì sull’astronave insieme all’aquila .
Una volta arrivati sulla Terra, dopo un lungo viaggio, Alice impiantò i 5 cachi che aveva preso sul pianeta.
Dopo 5 anni, da quei frutti nacquero dei bellissimi alberelli di 5 colori diversi, in segno di ricordo di quella avventura!

                                                                                Martina Michelotto 1 A

martedì 13 dicembre 2011

Viaggio in Inghilterra

Era un’afosa giornata d’agosto e io, tutto sudato, me ne stavo seduto sulla poltroncina dell’aereo,  come se fossi morto, quando mi ricordai che stavo andando in Inghilterra a trovare la nonna Betty, che mi aveva chiesto di riportarle il suo serpente che mi aveva lasciato  nella precedente visita. Mi alzai di scatto e corsi verso l’hostes. Sappiate che io ho studiato inglese solo alle elementari e alle medie, allora mi sforzai, e le chiesi se avevano un serpente verde fluorescente e viscido. Naturalmente la pronuncia era sbagliata e l’hostess, dopo avere staccato qualcosa da sotto il sedile del comandante, mi mise in mano uno snack marcio, appiccicoso e verdastro. Il caldo stava fondendo il mio unico quarto di neurone rimasto, quindi, non mi resi conto dell’equivoco. Mi misi nello zaino la merendina con cautela e mi buttai sul mio sedile aspettando la fine del volo. Mi svegliai per via dell’altoparlante che urlava: “Stiamo per atterrare, si pregano i passeggeri di allacciarsi le cinture di sicurezza”.
Arrivato a casa di mia nonna, suonai il campanello e attesi. Mia nonna mi corse incontro (se correre incontro significa fare mezzo metro al minuto!), mi guardò e la prima cosa che disse fu: “Dov’è? Dov’è il mio cucciolotto?!?" Io, ancora stanco per il fuso orario e  per il viaggio, le misi in mano la merendina ammuffita. Dovete anche sapere che mia nonna è una maniaca della pulizia, quindi quando le misi in mano "l’arma batteriologica", lei dapprima urlò, poi chiamò circa metà mondo tra cui polizia, carabinieri, militari, ospedali, fabbriche, negozi, parenti, eccetera… alla ricerca del disinfettante più potente che esista sulla faccia della terra. Dopo qualche ora passata a disinfettarsi, mi sfrattò, dicendomi che mi avrebbe fatto dormire a casa solo quella notte e che per rimanere dovevo sbrigare alcune commissioni. La prima, che mi ordinò la mattina seguente, fu quella di andare a portare a spasso i suoi sei cani: Lolly, Dolly, Molly, Polly, Titty e Sissi. Dopo qualche ora passata ad inseguire i cani, mi venne un po’ di fame, e fortunatamente trovai davanti a me un distributore di cibi e bevande. Sulla testata c’era scritto “insertcoin”. E allora pensai tra me e me “inserire cane”… Scelsi il più grosso, Lolly, nella speranza che mi desse sia un panino sia una bottiglietta d’acqua. Sfortunatamente il cane si incastrò, e preferisco non raccontare il resto della mia vacanza. Vi dico solo che dopo il viaggio in Inghilterra e gli svariati incidenti a causa della mia scarsa conoscenza della lingua inglese, io Robertino Mc Garret , frequento corsi d’inglese a altre lingue due ore ogni giorno.

                                                                                                 Arianna Vincenzi 2C

mercoledì 7 dicembre 2011

Il Grande Orologio


Lunedì 18 febbraio, Mondo della Fantasia,via della parola 11

Champagne a mezzanotteCaro Diario;
Oggi è davvero un giorno speciale: ho compiuto dodici anni!
Questo significa che, finalmente, dopo tanti anni passati a leggere, correggere e copiare i testi dei ragazzini terrestri per assicurarmi che siano tutti provvisti di lieto fine ( Questo è il compito di noi maghi e streghe della fantasia ) potrò cominciare a scrivere una storia tutta mia!
Sono così felice, quasi non riesco a crederci!
Finalmente avrò l’onore di scrivere su un foglio di carta cose che, fino ad oggi, ho potuto soltanto immaginare …
Oggi, non appena la lancetta del Grande Orologio ha segnato le 10.37 (l’ora esatta della mia nascita), ho preso un quaderno ed una penna e, da quel momento, è stato come se il tempo si fosse fermato: me ne stavo lì, immobile, con la penna sospesa a mezz’aria, a fissare il foglio bianco senza sapere cosa scrivere.
Incredibile!
Io, che aspettavo quel momento da più di dieci anni, non sapevo cosa scrivere!!
Avevo pensato ad un racconto Fantasy ma, non appena ho guardato il foglio, ci ho ripensato: meglio cominciare con una cosa più semplice; poi mi sono ricordata che, quando correggevo le migliaia di pagine di diario ( tipologia di testo molto diffusa tra le ragazze terrestri) sognavo di avere un diario tutto mio.
Ho fatto un gran respiro, ho stretto più forte la penna, ed eccomi qui a scrivere per la prima volta e a raccontarti la tua stessa storia!
Se ci penso mi tremano le mani ed il mio cuore ricomincia a battere all’impazzata … finalmente anche io posso segnare la carta con l’inchiostro, finalmente anche io posso sperare di lasciare un segno, finalmente potrò creare un mondo tutto mio!
Leggo e correggo testi da quando sono nata (Quelli come me nascono con la capacità di leggere e scrivere) ed, ormai, sono un’esperta di racconti ma, prima di provare a scrivere non credevo che fosse così impegnativo; bisogna saper scegliere le parole giuste per narrare, quelle che rendono al meglio i concetti che voglio esprimere … caspita, quanto è difficile tramutare le mie sensazioni in parole!
Forse è per questo che scrivere è una cosa così bella: perché è complicata; perché lo sforzo che si fa per scrivere ogni parola, la rende preziosa come un diamante.
Considero la scrittura un’attività davvero magica perché, alla fine dell’opera, il risultato è un’insieme di pagine luccicanti, nelle quali ogni lettera aggiunge un nuovo riflesso, una nuova sfumatura alla storia.
E’ questa luce purissima ma non aggressiva, visibile nella notte anche a molti chilometri di distanza, ad incoraggiare tanti ragazzi ad afferrare una penna ed un foglio e … a cominciare a scrivere.
Ilaria Scarabottolo 3A

Nei panni di Giulietta

Oggi sono andata a Verona. Secondo me questa è la città più romantica di tutte per il semplice fatto che qui è ambientata la tragedia di Shakespeare “Romeo e Giulietta”, che io adoro, di fatti ora sono nel cortile della casa di Giulietta e sto leggendo per la … Terza volta Romeo e Giulietta! Purtroppo non riesco a finire una delle mie frasi preferite che tutto attorno a me diventa buio; sono svenuta.
Quando riprendo i sensi sento la balia che mi chiama … Perché ho detto “la balia”? Io non ho mai avuto una balia, poi mi accorgo che non indosso i miei vestiti ma un abito del millecinquecento … Ma cosa è successo?! <<Giulietta? Ma dove sei finita?>> E’ meglio che vada, o saranno guai! Mi dirigo verso la stanza da cui la voce proviene e lì trovo mia madre e la mia balia e comincio a parlare con loro secondo il copione, parola per parola e finalmente capisco: Sono Giulietta!!
Parlo con mia madre di matrimonio e dico che è un onore che neanche posso immaginare: ho mentito spudoratamente.
Cosa può interessare ad una quasi quattordicenne di matrimonio?! Non è troppo presto per pensare a certe cose?!
Fortunatamente la conversazione dura solo pochi minuti perché mi devo preparare per il ballo che mio padre organizza ogni anno (è molto noioso, ci sono sempre le stesse persone e nessuno della mia età).
Scendo per la festa con il mio secondo abito migliore, gli ospiti sono già arrivati quasi tutti, vedo tre ragazzi poco più grandi di me che si guardano attorno come se cercassero qualche cosa.
Uno di loro mi vede e viene verso di me, si presenta, mi fa il baciamano …
Il sole si potrebbe definire freddo e pallido in confronto a come sono ora.
Capisco bene perché Giulietta si è innamorata di Romeo e siccome io sono Giulietta è come dire che io sono innamorata di Romeo …
Comunque è proprio molto bello: è alto, magro, con i capelli neri e gli occhi verdi.
Cominciamo a parlare; sembra che il tempo si sia fermato, le sagome dei ballerini sono sfocate, solo quelle di Romeo e di mio cugino Tebaldo sono ben delineate.
Il viso di Tebaldo sta diventando tinta unita con i capelli rossastri e sembra che da un momento all’altro gli possa uscire del fumo dalle orecchie.
Ho sempre detto che è troppo protettivo nei miei confronti, non sono più una bambina!
****
Il ballo è finito, mi affaccio al terrazzo per guardare le stelle e pensare all’incontro più bello che io abbia mai fatto e “contemplo” il nome di Romeo ad alta voce come se bastasse a riportarlo da me.
Improvvisamente appare Romeo che ricomincia a corteggiarmi e mi chiede di sposarlo; io, senza pensarci due volte, dico di sì.
****
Oggi c’è un caldo impossibile, io e Romeo ci siamo appena sposati e usciamo dalla chiesa mentre arriva Tebaldo e questo mi ricorda cosa succede da questo punto in poi della storia: un disastro dopo l’altro … mio cugino sfida mio marito ( è strano pensare di essere già sposati) quindi intervengo prima che possano sfoderare le spade e, lasciando sbigottiti tutti i presenti  (me compresa), dico : << Fermi! Cugino ricorda le parole del principe, se lo uccidessi verresti ucciso a tua volta ed io tengo alla tua vita. Questo vale anche per voi, messere, se volete uccidere mio cugino dovrete uccidere anche me!>> Per essere più convincente faccio un incrocio tra occhi dolci e sguardo di rimprovero, divento rossa per lo sforzo che faccio per non scoppiare a ridere e mi accorgo che anche gli amici di Romeo sono nella mia stessa condizione … sposo e cugino si guardano storto e sorridendo tirano un sospiro << e va bene!>>
Non ho mai visto un sincronismo così perfetto in tutta la mia vita; meglio di un orologio svizzero ( li hanno già inventati gli orologi a quest’epoca?)
Torno a casa soddisfatta del mio operato ma, appena entro in camera, senza nemmeno salutare i miei genitori mi ordinano di sposare il conte Paride.
E’ il momento della verità e dico:  <<Veramente io ho già sposato Romeo Montecchi …>> I miei genitori mi guardano male e prima che possano ribattere dico : <<Pensateci padre, se è per una questione di soldi i Montecchi sono ricchi quanto noi, mentre Paride è sommerso dai debiti. Poi Romeo è dolce, sensibile e responsabile … E il nostro matrimonio potrebbe mettere fine alla vostra discordia!>> I miei genitori mi guardano e mi dicono che ho ragione e poi vanno a casa Montecchi per parlare con i padroni di casa.
Io rimango nella mia camera ad aspettare, divorata dall’ansia.
Dopo circa un' ora i miei genitori tornano con Romeo che mi abbraccia e mi dice: << Oh Giulietta, potremo fare il matrimonio ufficiale e vivere assieme, fantastico, vero?!>> Mi guarda e capisce che mi ha quasi soffocata con la forza del suo abbraccio e si scusa con l’innocenza di un bambino.
Film: Giulietta e Romeo di Zeffirelli
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Abbiamo appena finito il matrimonio ufficiale e svengo; vengo svegliata da una voce maschile che dice: <<Stai bene? Eri priva di sensi poco fa così ti ho portata a casa mia … Comunque ciao! Io sono Riccardo Montenegro e lui è il mio  amico Marco.>> Sono distesa su un grande divano e non faccio che notare che Riccardo è identico a Romeo; poi Rom … Hem … Riccardo mi chiede : << Ti chiami Giulia, no? Vorresti del tè?>> Io dico:  << Sì, grazie ma come fai a sapere … >> Lui mi porge una tazza di tè e dice :<<Il tuo nome? E’ sull’etichetta del libro che avevi in mano.>> Io sorseggio il tè e penso: “ Giulia … Giulietta … Montenegro … Montecchi … Nomi che si somigliano, che siano collegati?!?” …

Giulia Santacaterina 3C

martedì 6 dicembre 2011

Un viaggio nel tempo


Quest’estate io e il mio amico Giovanni stavamo tornando a casa da scuola molto stanchi. A metà strada Giovanni trovò uno strano oggetto: era un incrocio tra una penna e un uovo di color bianco con delle luci blu e dei pulsanti rossi e arancioni. Io glielo tolsi di mano, subito schiacciai il pulsante rosso e, non so come, svenni. Quando mi risvegliai, mi ritrovai in un posto dominato da immense foreste e da animali giganteschi. Capii solo dopo pochi minuti che ero finito nella Preistoria. Provai a darmi delle schiaffi, ma purtroppo non mi spostai da quel luogo primitivo. Mi venne in mente un’idea al volo, dovevo ritrovare quello strano oggetto. Cominciai ad esplorare il territorio, vidi un fiumicello d’acqua dolce e mi fiondai subito a bere. Intorno a me c’era un numero indefinito di animali preistorici di tutte le specie. Rimasi incantato da quella varietà di dinosauri, quando vidi nelle fauci in uno di essi il dispositivo che mi aveva portato lì. Cominciai a camminare verso di lui molto lentamente, ma lui avvertì la mia presenza e cominciò a correre. Lo inseguii, ma dopo tre minuti mi fermai sfinito. Un pensiero mi venne in mente al volo, dovevo trovare un rifugio per la notte. Vidi una grotta su una collina rocciosa e mi incamminai. All’interno vidi delle pitture rupestri, ossa e carcasse di animali. In un angolo vidi degli uomini primitivi e cercai di comunicare con loro. Loro parlavano, anzi balbettavano una strana serie di suoni e non capendo, andai in un angolo a riposare. Il giorno dopo rividi il famoso dinosauro e questa volta sarei stato più attento. Non potevo fare errori e con un velocità che non pensavo di raggiungere, riuscii a strapparglielo. Questa volta schiacciai subito il pulsante arancione e persi i sensi un’altra volta. 
Mi risvegliai in un mondo con delle costruzioni stratosferiche come piramidi, templi e palazzi. Questa volta ero finito nell’Antico Egitto. Per mia immensa sfortuna passò vicino a me il Faraone che mi ordinò di essere il suo intrattenitore personale e suo schiavo. Mi fecero salire sul loro mezzo di trasporto e passai per tutto il paese. Lì vidi schiavi che lavoravano, un tempio in costruzione, i mercanti e alcune famiglie egiziane. Quando arrivai a palazzo vidi la principessa che in testa aveva un diadema con al centro il dispositivo. Il faraone vide i graffi che mi aveva provocato il dinosauro e chiamò il medico che mi guarì. Io ero incaricato di pulire la stanza dei reali e un pomeriggio notai il diadema sul comodino della principessa. Mi fiondai subito nella sua stanza, presi il diadema e questa volta notai un pulsante verde e lo schiacciai. Come al solito svenni, ma questa volta mi risvegliai a casa mia con tutta la mia famiglia intorno. Tutti erano felici di rivedermi sveglio, mi dissero che ero svenuto, che Giovanni mi aveva riportato a casa e che dovevo ringraziarlo. 
Questa avventura non me la dimenticherò mai e me la terrò per sempre nel mio cuore.

Marco Rossi   1^C

martedì 29 novembre 2011

Un libro strano….

Era un piovoso giorno di novembre non  sapevo cosa fare. Le mie sorelle erano con le loro amiche, come al solito ero da sola in camera mia,avevo finito i compiti, la televisione era occupata dal  papà e il computer dalla mamma. Cercavo di dormire, ma erano appena le tre: non ci riuscivo!  
Mi  era venuta un’idea grandiosa:  potevo chiamare delle mie amiche per stare un po’ insieme. Niente! Quest’idea  non funzionava: o  dovevano andare via, o  non avevano finito i compiti o erano in punizione: niente, nessuno era disponibile.
Ho chiesto a mio papà se mi lasciava guardare la televisione, ma non si poteva perdere la partita. E la mamma doveva rispondere a centinaia di e-mail.
Alla fine, triste, tornai in camera mia e iniziai a leggere un libro che parlava di un gruppo di ragazzi che scappavano da guai e sciagure: si intitolava “ si salvi chi può”.
Incominciai a leggere e fui subito “catturata”. Dopo due ore di attenta lettura arrivai al diciannovesimo capitolo dove trovai scritto “ ora entra anche tu “! All’improvviso una luce turchese apparve  dal libro e dopo pochi secondi mi ritrovai in  una giungla. C’erano dei ragazzi che mi chiamavano… Ero entrata nel libro, ed ero anche la protagonista.                                                           
Nelle ore seguenti mi trovai a scappare da coccodrilli, squali , leoni , tigri e pantere e finalmente arrivai
all’ultima pagina dove trovai scritto “ritorna a  casa……”. Quando ritornai a casa aveva finito i piovere.
Da quel giorno tutte le volte che pioveva mi sono rifugiata in quel fantastico libro.
Se anche a te capita di non saper cosa fare, leggi un bel libro e come è successo a me, ne resterai stupito.

Irene Bertolini  1 A