Il giornalino dell’Istituto Comprensivo Statale di Albignasego (PD) esce con una copia cartacea alla fine dell'anno scolastico con una raccolta di testi scritti dagli alunni-redattori impegnati in un laboratorio pomeridiano. Il nostro giornalino ha una lunga storia: è pubblicato ormai da oltre 25 anni e dal 2011 è anche online sotto forma di blog.
mercoledì 2 aprile 2014
Un nuovo eroe
mercoledì 24 aprile 2013
Rosso Malpelo 2013
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I carusi di Villaguarnera a fine Ottocento |
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Bambini soldato in Uganda, http://foreignpolicyblogs.com/2012/10/09/grace-milly-lucy-child-soldiers-2010/ |
venerdì 15 marzo 2013
Omicidio a porte chiuse
Arrivati sul posto nessuno ci aprì, anche se abbiamo suonato insistentemente.
Il direttore, sapendo che il signor Tedeschi era giù di morale per l’interruzione forzata del programma, ha pensato a gesti inconsulti. Allora decisi di forzare la porta.
Quando siamo riusciti a entrare, trovammo il cadavere del signor Tedeschi. Chiamammo subito la polizia che giunta velocemente, ha effettuato i dovuti controlli: il caffè era avvelenato! Ora toccava a me trovare il colpevole.
mercoledì 20 febbraio 2013
I narcisi
Fiabe macedonia: il mondo delle fiabe
mercoledì 30 gennaio 2013
mercoledì 16 maggio 2012
Golosi dialoghi spinosi… Crus & Spinotto
mercoledì 9 maggio 2012
Aiuto! Mi trovo in pericolo!
Fare finta…
Gelatine ecologiche
Viaggio del mondo delle cose stupende
mercoledì 29 febbraio 2012
Il cavallo che volava nel buio
Una notte buia Bubu e Francesca uscirono e andarono nel campo del maneggio. Trottavano e galoppavano sempre più veloci, quando il cavallo si fermò. Davanti a loro si aprì una porta che portava verso il tramonto. Allora Bubu e Francesca partirono al galoppo e lo seguirono. Attraverso prati, deserti,monti e praterie. La criniera e la coda presero fuoco, gli arti ormai andavano da soli.
Cominciava a far sempre più caldo, perché si avvicinavano sempre di più al tramonto. Durante il viaggio, Bubu trovò un compagno. Il suo nome era Load Star. Era un cavallo tutto bianco con la criniera d’argento ed insieme riuscirono ad attraversare il grande oceano, fino ad essere arrivati. Bubu non era stanca e felici spiccarono il volo in mezzo alla luna, alle stelle e ai pianeti. Ormai era mezzanotte,allora la cavallerizza e il cavallo uscirono dalla porta e ritornarono nel campo del maneggio. La cavallerizza sussurrò delle bellissime parole a Bubu e contenti si misero a dormire pensando alla bellissima avventura che avevano vissuto!!
Silvia Sattin
La chiave dei sogni
Il cielo è coperto da nuvole grigie e tutte le tonalità di verde del mio giardino si sono mescolate in un unico, malinconico, verde scuro; come quando si lascia cadere una goccia d’inchiostro nero su di un disegno fatto da poco con gli acquarelli.
Mi trovo in cucina, circondata da computer, televisione … eppure nessuna di queste cose sembra interessarmi quanto quella finestra e quel monotono panorama.
Non so da quanto tempo sono qui.
Non so per quanto altro tempo vi rimarrò.
Non saprei cos’altro fare, se non starmene appollaiata su questa sedia a guardare piovere.
Improvvisamente mi accorgo che, ai piedi della grande magnolia che sovrasta tutte le altre piante, c’è qualche cosa che luccica; mi alzo senza sapere perché, infilo l’impermeabile, prendo l’ombrello ed esco.
Una volta fuori mi dirigo verso il punto nel quale, poco prima, avevo visto lo strano bagliore; inizialmente non vedo nulla ma, scostando con la mano un ciuffetto d’erba, noto una piccola chiave di metallo.
La raccolgo e me la rigiro tra le mani.
È davvero minuscola e, dalla sua superficie lucida, deduco che non può trovarsi lì da molto tempo.
È chiaro che non si tratta di tipica chiave ma la cosa che più mi colpisce è la strana forma della sua scanalatura, che, a differenza di quella di tutte le altre chiavi, è composta esclusivamente da linee curve.
Alzo gli occhi al cielo per cercare di capire da dove provenisse la luce che, facendo brillare la chiave, mi aveva permesso di trovarla.
Rimango davvero stupita nel constatare che non proveniva dal sole dal momento che le nuvole coprono ancora completamente il celo.
Mi guardo attorno in cerca di un’altra possibile fonte di luce ma non trovandola, rivolgo un ultimo sguardo al giardino e rientro in casa.
Mi sfilo l’impermeabile e le scarpe infangate senza smettere di fissare la misteriosa chiave; una moltitudine di domande mi ronzano in testa facendo un rumore insopportabile ma quella che mi disturba maggiormente è: quale porta si potrà mai aprire con una chiave del genere?
Cerco nella mia memoria ma non trovo nessuna porta che potrebbe avere una serratura così bizzarra!
Scuoto la testa e mi rimetto a fissare la chiave consapevole del fatto che, curiosa come sono, non avrò pace fino a quando troverò la serratura e aprirò la porta.
Decido dunque di legarla ad uno spago e di farci una collana in modo che, non appena troverò una serratura abbastanza curiosa, proverò ad infilarci la chiave e scoprirò qual è il segreto di quel piccolo oggetto.
È circa mezzanotte ed io sono sdraiata sul tappeto della mia stanza.
Faccio così da sempre: quando da piccola non riuscivo a dormire, mi alzavo dal lettino e mi portavo il cuscino sopra al tappeto.
Ero convinta che fosse un tappeto magico come quello di Aladino e che, dormendoci sopra, potessero accadermi cose magiche.
Ormai non faccio più queste fantasie infantili ma ho conservato l’abitudine.
Ma, torniamo a noi: sono sdraiata a terra quando improvisamente sento un rumore; non mi alzo, rimango in ascolto, non si tratta di un rumore qualsiasi, sembrerebbero dei passi, non pesanti passi umani, passi felpati, come quelli di un gatto…
La porta si apre appena ed i miei occhi, ormai abituati alla penombra della stanza, vengono investiti da una forte luce dalla quale vengo costretta ad abbassare le palpebre.
La luce si affievolisce ed io riapro gli occhi, mi guardo attorno e scopro di non essere più nella mia stanza.
Mi trovo in uno strano luogo, tutto è bianco, all’orizzonte non c’è nulla; sento una strana voce, mi giunge come un eco lontano, come se provenisse da dentro di me.
Rimango in ascolto:
- Tu sei la ragazza che ha trovato la chiave, vero?
Annuisco e la voce continua:
- Hai scoperto quale porta apre?
Scuoto la testa, sono perplessa; come fa a sapere tutto quello che mi è successo?
Sono una ragazza curiosa ma, in questa occasione, non oso chiedere nulla così lascio che la voce proceda:
- Non ti preoccupare, sono qui per insegnarti come utilizzarla … vedrai, saprò sorprenderti!
Non ne dubitavo.
Dopo una breve pausa la voce continuò:
- Hai certamente notato che non è una chiave qualunque; esiste una sola chiave di questo tipo, questa è la chiave per controllare i sogni. Con questa avrai il controllo totale delle tue avventure ad occhi chiusi.
Sorrido meravigliata e felice per l’inaspettato regalo; dopo di che la luce diviene nuovamente insopportabile ed io sono costretta a chiudere gli occhi per la seconda volta.
Quando li riapro mi trovo nella mia stanza, sdraiata sul tappeto.
Mi alzo e mi infilo nel letto; prima di addormentarmi stringo forte la chiave che porto al collo e chiudo gli occhi, con la certezza che sarà una notte indimenticabile.
Ilaria Scarabottolo 3A
lunedì 30 gennaio 2012
Il bambino perdidee
Esisteva tempo fa un bambino che quando dormiva perdeva per la stanza tutti i suoi sogni e le sue idee. I sogni, giocherelloni, scappavano uscendo per il camino. Le idee, più ingegnose, sgattaiolavano piano piano fuori dalla porta quando la mamma apriva la porta per vedere se suo figlio dormiva. Questo bambino, rimasto così senza cose a cui pensare, si rigirava e si rigirava nel letto, perché, come voi tutti dovreste sapere, sono appunto i sogni e lo sviluppo delle idee che favoriscono una buona dormita. La mattina, quindi, si risvegliava con più sonno della sera prima.
A scuola non riusciva a ragionare sulle espressioni e sulle potenze che il professore aveva assegnato per allenarsi. Poi, una notte come le altre, durante l’insonnia vide una lucetta che si avvicinava sempre di più verso di lui. Aprì gli occhi, ma la luce era scomparsa. Decise di riprovare la sera dopo, e così si rimboccò le coperte, sistemò ben bene il cuscino e la luce riapparì nella sua testa. Il bambino tentava di aprire gli occhi, ma non ci riusciva, perché era come se ci fossero dei piombi sopra le sue palpebre. Ma all’improvviso, una voce dolce e soave lo persuase.
– Non tentare di aprirli, rischi di non rivedermi più. – Silenzio assoluto.
– Tu soffri di una grave malattia: la perdidee. È una malattia molto grave, di cui soffrono poche persone. Le persone che, come te, hanno dei sogni meravigliosi e delle idee geniali. La cosa migliore da fare è intrappolare i fuggitivi nel momento giusto con un sacco, e lasciarli sotto il cuscino nella notte. Così facendo, scoppieranno e verranno intrappolati per sempre nella tua testa, cosicché tu li possa sviluppare e sognare come e quando vuoi.
Detto questo, me ne vado, ma tu ricordati di eseguire il compito! Mi raccomando! –
Il bambino aprì gli occhi. Era mattina. Guardò l’orologio. Erano già passate le sette!
La sveglia non era suonata. Di corsa si vestì e andò in cucina a fare colazione. Per fortuna, riuscì ad entrare a scuola prima della seconda campanella. Il professore spiegò cose nuove, e il bambino, seppure non capisse niente, provò un gran piacere nel sapere che presto avrebbe saputo risolvere qualsiasi problema matematico.
Al pomeriggio, quando fu a casa, preparò tutto il necessario per la lunga nottata.
Quando questa infine arrivò, si rintanò dentro le coperte, lasciando un piccolo spazio per scoprire le mani nel sacco i sogni e le idee. Infine, finse di dormire, imitando eccellentemente suo padre. Dopo qualche minuto, il bambino sentì lo scricchiolare della porta e la cenere che cadeva dal caminetto.
Subito si tolse le coperte di dosso, accese la torcia e intrappolò i fuggitivi. Poi, senza indugiare, li mise sotto il cuscino e, come per magia, si addormentò immediatamente.
Il giorno dopo, riuscì a risolvere le operazioni della verifica in un battibaleno.
La sera, sotto la luce della luna, il bambino, che non soffriva più di quella grave malattia,
sussurrò, piano piano: – Grazie. –
Lisa Milan 1E
mercoledì 25 gennaio 2012
Perché la guerra?
Il vampiro Vivacino
A lui non importava niente della gente e restava indifferente ma non si sforzava neanche di avere degli amici. Una sua cosa molto speciale era di bere il vino che sembrava sangue per il suo colore scuro, ma da tanto tempo ormai non beveva più sangue vero. Non sopportava i bambini perché erano vestiti a colori chiari, infatti lui odiava i colori.
Il suo aspetto era molto sinistro: aveva la pelle raggrinzita a causa dell’età, gli occhi iniettati di sangue (con tante venette rosse), le labbra sottili come due linee parallele, i denti brutti e cariati con due canini laterali lunghi 2 cm, e su di esse sporgeva un lungo naso adunco. La cosa che turbava di più la gente erano le mani scheletriche provviste di lunghe unghie smisurate come gli artigli di un’aquila. I capelli erano a spazzola, molto corti. Quando passava un po’ di tempo con suo cugino di 3 anni riusciva a rompergli i palloncini con i capelli perché erano appuntiti come degli aghi.
Era rimasto solo quando aveva dieci anni e aveva avuto brutte esperienze. Siccome era brutto nessuno voleva ospitarlo. Vagando per le strade solo e povero si trovò davanti a una villa disabitata e vedendo le porte aperte, decise di entrare per vedere se era un luogo sicuro. Dentro gli sembrava di essere in paradiso, era caldo, così decise di sedersi sul divano approfittando di quel calduccio tanto desiderato e decise infine di fermarsi per la notte in quell’angolo di paradiso. Trascorsero un paio d’anni e in questo tempo Vivacino si accorse di avere un grande vantaggio nonostante la sua sfortuna: quando starnutiva gli uscivano dal naso tanti gioielli e tante monetine. Questa dote era più evidente in primavera perché gli starnuti aumentavano (essendo allergico al polline) e lui diventava più ricco.
Ricco ma solo, decise di cercare una donna per stare in compagnia. Siccome era brutto non aveva tante pretese e poi essendo anche ricco trovò subito la sua metà che si chiamava Mistica. Vissero felici e contenti nella ricchezza.
mercoledì 11 gennaio 2012
Progettando il futuro
toglierei tutte le guerre
e riporterei i poveri alle loro terre.
Se potessi rifare il mondo,
annienterei l’ inquinamento
soffierei sulle petroliere
con un turbine di vento.
Se potessi rifare il mondo,
abolirei i prepotenti
rendendoli meno dispettosi ,
e ai deboli po’ più attenti.
Se potessi rifare il mondo,
darei ai bisognosi una vita migliore
e donerei loro il mio cuore.
Se potessi rifare il mondo,
lo farei più gentile,
un po’ più pulito
e meno vile.
Lisa Milan 1E