Sono sdraiata a letto, sveglia.
Tuttavia non ho ancora aperto gli occhi; amo stare
così, soprattutto nelle mattine invernali come questa, con gli occhi chiusi,
tra il sonno e la veglia, tra il sogno e la realtà.
Purtroppo questo momento è il più breve della giornata
e dura solo pochi secondi, dopo i quali si è costretti ad aprire gli occhi ed
affrontare la realtà.
Quel momento fatidico è arrivato anche per me; apro
gli occhi e, guardandomi attorno, mi accorgo che qualche cosa non va:
solitamente, quando mi alzo, il sole non è ancora sorto.
Oggi invece una strana luce, proveniente dalla
finestra, mi abbaglia.
Mi alzo, leggermente stordita, mi affaccio alla
finestra e… no, non posso credere ai miei occhi: un lungo scivolo parte dal
balcone della mia finestra al primo piano e, come un serpente, snodandosi in un
infinità di curve conduce a… un momento, lo scivolo non si ferma nel mio
giardino, va oltre, supera il campo dietro casa e si perde nella nebbia
mattutina.
Mi sento irresistibilmente attratta da quella magica
novità e, senza pensarci due volte, mi siedo sul bordo dello scivolo e,
spingendomi con le braccia, mi lancio incontro all’avventura.
Dopo pochi secondi mi sento precipitare nel vuoto, lo
scivolo sotto di me è quasi perpendicolare al terreno, chiudo gli occhi e, dopo
un tempo che mi sembra interminabile, la mia discesa comincia a rallentare.
Quando riapro gli occhi sto attraversando il campo;
sono così vicina a terra che, allungando un braccio, potrei sfiorare l’erba.
Decido di provare, mi sporgo leggermente da un lato e
colgo con la mano un mazzo di fiori di campo, sono davvero bellissimi e… un
momento, da quando i fiori di campo crescono in pieno inverno? Qui c’è qualche
cosa che non va!
Mi do una pacca sulla fronte: che sciocca, come avevo
fatto a non accorgermene prima?!Come potevo considerare un fatto normale
svegliarmi e trovare uno scivolo che parte dalla mia finestra e porta chissà
dove?! Come avevo fatto a decidere di utilizzare lo scivolo senza interrogarmi
sulla sua provenienza?!
Queste domande attraversano la mia testa come lampi
minacciosi ma svaniscono in una frazione di secondo; mi accorgo, infatti, che
nello scivolo c’è qualche cosa che non va: non è più inclinato verso il basso,
ma… verso l’alto!
Mi guardo attorno spaesata, da un momento all’altro mi
aspetto di esaurire la spinta accumulata lungo la discesa e di fermarmi ma non
è così: continuo a salire, salire, mantenendo sempre la stessa velocità.
Mi guardo attorno confusa, e scopro con immenso
stupore di trovarmi molto in alto rispetto al campo, continuo a salire, senza
staccare un secondo gli occhi da terra; stranamente non sono preoccupata, è
come se, oltre al campo fiorito, venisse inghiottita dalla nebbia anche la
paura che provavo a terra; mi sento incredibilmente allegra, provo una
sensazione indescrivibile: sono eccitata ma, allo stesso tempo, provo un senso
di tranquillità; vorrei ridere, gridare più forte possibile ma qualche cosa mi
trattiene, forse il fatto di essere avvolta dalla nebbia, chissà quanti metri
sopra il cielo, forse, un leggero timore è rimasto, annidato in fondo al mio
cuore, il timore nei confronti delle cose nuove. E sono curiosa, curiosa di
scoprire dove mi porterà questa fantastica follia.
Dopo poco tempo la nebbia comincia a diradarsi, a
lasciare il posto ad un pallido sole e, gradualmente, il mio orizzonte si allarga
ed il paesaggio che mi circonda si fa più nitido. Poco fa ho utilizzato
l’espressione “sopra il cielo” ma intendevo dire che non sapevo esattamente
dove mi trovavo; be’, ora lo so e sono ancora convinta che questa sia
l’espressione da utilizzare perché mi trovo veramente DA QUALCHE PARTE SOPRA IL
CIELO! Sotto di me si estende un tappeto di nuvole bianche simili a zucchero
filato, sarebbe bello poterle toccare… mi sporgo dallo scivolo per toccare
quella materia dall’aspetto impalpabile ma la mia mano sprofonda in una
sostanza appiccicosa, ritraggo il braccio, spaventa, e mi accorgo con grande
stupore di avere la mano sporca di zucchero filato.
Lo assaggio, si tratta della cosa più buona che io
abbia mai gustato, non aspettatevi che io descriva il suo sapore: probabilmente
non ne sarei capace, non esistono parole per descrivere cose che l’uomo non ha
mai provato!
Vorrei prenderne ancora ma mi accorgo, con un po’ di
fastidio, che lo scivolo sta di nuovo salendo, allontanandomi dalla nuvola di
zucchero filato.
Pazienza, forse è meglio così: esperienze così belle
devono rimanere ricordi preziosi e, se si ripetessero, perderebbero di valore;
non siete d’accordo?
Mi trovo nuovamente avvolta dalla nebbia e mi domando
quale sarà la prossima tappa di questo folle viaggio; improvvisamente sento
dell’acqua colpirmi il viso ed immagino si tratti di una goccia di pioggia,
penso di stare scivolando verso un acquazzone e mi guardo attorno nella vana
ricerca di qualche cosa con cui coprirmi.
Ho appena constatato di avere a disposizione solo il
mio vecchio pigiama ed un paio di forchettine per capelli abbandonate in una
tasca, quando mi accorgo di una luce, probabilmente un raggio di sole che
filtra atteraverso la nebbia.
Vengo nuovamente colpita sul volto da quelle cose bagnate
e mi accorgo che non si tratta di pioggia ma di bolle di sapone, sono
circondata da miloni di bolle di sapone colorate che volteggiano nell’aria
sospinte da una brezza leggera e profumata.
La luce solare si riflette sulla superficie delle
bolle creando fantastici giochi di luci e colori. Sospiro, so di assistere ad
uno spettacolo eccezionale, so che dovrei concentrarmi sui dettagli per poter
raccontate, al termine di questo incredibile viaggio, ciò che ora vedo.
Tuttavia la mia mente di ragazza comune viene
sopraffatta da tanta bellezza e sono costretta ad affidarmi a questa magia,
senza cercare di capirla, semplicemente osservando e cercando di vivere appieno
questo momento, con tutte le sue sfumatuure, per portarlo sempre nel cuore.
Apro gli occhi, sbadiglio e sorrido: che sogno
fantastico ho fatto!
Scarabottolo
Ilaria 3A
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