Giada Tondello si
misura con il genere fantasy e lascia la storia aperta: chi vuole continuare ci scriva…
Il capo
della banda assassina, Lucius, uscì dal castello di Giada tenendo stretta la
mano della principessa Ambra per non farla scappare. Nell’altra mano aveva la
spada, e la teneva all’altezza della gola della principessa. Lucius portava una
bandana per non farsi riconoscere, ma Aragon riconosceva benissimo i suoi occhi
azzurri, quasi bianchi, e la sua risata diabolica e malvagia.
Ed ecco, Aragon si fece largo tra i presenti e si fermò. Era
alto e magro, portava un cappello nero, indossava un soprabito marrone scuro,
pantaloni dello stesso colore e scarpe logore. I suoi occhi erano di un verde
acceso che dava speranza e gioia a chi li guardava, anche nei momenti più bui.
Sul mento aveva un principio di barba molto curato. Nella mente di Aragon ripassava
costantemente il ricordo di una triste notte. Era solo un ragazzino di dodici
anni quando il padre di Lucius, Mecreind, dette fuoco alla casa di Aragon. Lui
si salvò miracolosamente, ma i suoi genitori no. Da quel giorno Aragon si era
addestrato duramente per diventare moschettiere e sconfiggere una volta per
tutte i suoi nemici. Anche Lucius era stato complice di quel delitto e Aragon
lo voleva morto; ma alla vendetta per la morte dei genitori si univa un’altra
ragione: Lucius amava il potere e bramava da tempo di sposare la regina per
conquistarlo, mentre Aragon sapeva che la principessa era innamorata di un
altro uomo. Lui stesso.
Lucius disse, rivolto ad Aragon: “Ah, amico, che bella
giornata per diventare re, non trovi?”. Aragon rispose: “Lascia stare la
principessa, lo sai bene che non ti vorrà MAI sposare!! Lei non ti ama, e non
la meriti”. Lucius ribatté: “Sciocco! Io ti ucciderò in un duello, e quando il
tuo corpo cadrà a terra senza vita, allora la principessa sarà costretta a
sposarmi”.
Il combattimento ebbe inizio.
Giada Tondello, 2B
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