La parola bullismo deriva dall’inglese bullying e si riferisce ad un gruppo di persone che compiono azioni
moleste e di violenza verso gli altri.
Esistono varie forme di bullismo: c’è la forma verbale (attraverso
minacce, offese…); c’è la forma con l’utilizzo della forza (attraverso il
contatto fisico); e c’è la forma di bullismo nella quale non vengono usate né
le parole né il contatto fisico: forse questo tipo di bullismo è il più comune
fra tutti (esclusione intenzionale, smorfie di sbeffeggiamento, isolamento
sociale e discriminazione…).
Negli ultimi anni in Italia, tali forme di bullismo sono
divenute sempre più frequenti nell’ambito scolastico.
Si sviluppano soprattutto durante l’intervallo e nell’orario
della mensa poiché questi sono i momenti in cui i ragazzi si ritrovano e
scappano all’occhio vigile dell’insegnante , ma a volte queste azioni si
svolgono anche fuori dalla scuola.
Il bullo si comporta così per vari motivi: può subire
violenze a casa o nel suo ambito sociale (frequentando gente più grande di
lui), e scarica la sua rabbia verso i suoi compagni o è stato abituato a
battersi usando la violenza e, quindi, quest’ultima diventa unico strumento per
farsi valere.
Insomma, il bullo pensa di cavarsela facendo fronte al
disagio con l’astuzia e l’arroganza, invece di usare la ragione e l’intelligenza.
Non bisogna dimenticare che spesso egli diventa pericoloso
all’interno di una classe, dove trova i suoi seguaci.
I seguaci del bullo, a volte, non partecipano attivamente
agli episodi di bullismo, però fanno parte del branco e sono interessati solo a
farne parte.
La scuola in questi ultimi anni subisce violentemente tali
atti di bullismo in tutti i suoi ambiti, che vanno dal danneggiamento alle sue
strutture e risorse fino ad arrivare all’oltraggio personale verso gli
insegnanti e gli alunni stessi, spesso portatori di handicap o persone che
hanno dei problemi caratteriali.
Gli atti più eclatanti vanno dalla violenza gratuita all’isolamento
delle vittime.
Continuamente si può leggere sui giornali di alcuni fatti di
bullismo.
Il racconto che mi ha maggiormente colpito è stato quello
capitato ad un ragazzino affetto dalla sindrome di Down.
Questo ragazzo è stato deriso e picchiato da alcuni compagni
di classe, i quali hanno ripreso poi con i loro cellulari l’accaduto.
Dopo aver girato il video, i compagni l’hanno messo su
Internet, diffondendolo con un titolo strano: “Video Divertente”.
Non posso accettare in alcun modo che ciò accada e ritengo
tali atteggiamenti “vigliacchi”.
La scuola dovrebbe intervenire, anzi dovrebbe essere più
determinata e cercare di arginare questo fenomeno, punendo e isolando queste
persone, come del resto già prescrive la normativa ministeriale.
La repressione è un atto necessario e indispensabile, mio
padre mi ha sempre insegnato che ognuno di noi è responsabile delle proprie
azioni, al di là di ogni possibile evento o momento della propria vita e, per
questo, mi ricorda sempre di avere rispetto per gli altri poiché solo così
potrò a mia volta essere rispettato.
Le conseguenze che l’azione di bullismo innesca sono
svariate e da non sottovalutare; le vittime spesso modificano il loro modo di
vivere, il loro aspetto, diventano psicologicamente vulnerabili e deboli, e
quando tutto ciò va ad aggravare una situazione di handicap o di difficoltà
personale è intollerabile.
È purtroppo capitato che le vittime siano arrivate a gesti
estremi, non essendo più in grado di poter vivere con serenità.
A mio modo di vedere la scuola deve rendere pubblico ogni
atto di bullismo per potere creare un momento di discussione e confronto, così
da permetterci di confrontarci con tutte le nostre emozioni, diffondere una
cultura della solidarietà, della tolleranza, del reciproco rispetto anche nella
differenza culturale o nella diversità, e cosa importante affrontare i “bulli”
ed i suoi complici con fermezza e determinazione, anche se non sempre ciò può
aiutare, ma addirittura aggravare la situazione.
Mia sorella Carlotta, portatrice di handicap, ha spesso
subito atti di “bullismo”, ma con la diffusione e la condivisione del problema,
tra i miei genitori e la scuola, si è sempre arrivati a trovare la soluzione
migliore per il bullo e per mia sorella.
E devo dire che a forza di combattere con la consapevolezza
di non essere sola, mia sorella oggi non ha più paura e spesso controbatte con
“furbizia” l’imbecillità di un bullo, togliendogli ogni possibile
soddisfazione.
Purtroppo l’ignoranza e, spesso, la mancanza della famiglia
portano a generare tali fenomeni.
Francesco Sciabica IIIL
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