Dopo quella a Livia Rocchi eccovi un'altra interessante intervista realizzata questa volta dai ragazzi della 1F della scuola Valgimigli.
Chi è Sara Saorin?
Come è nata la tua passione per i libri?
Devo molto a mia
mamma, che quando da piccola ero ammalata mi teneva compagnia leggendomi
l’edizione integrale di Pinocchio (un vero tomo!) e spiegandomi le varie
metafore che conteneva. Probabilmente tutto è partito da lì, anche il fatto di
essere stata una lettrice precoce. Pensate che a quattro anni leggevo i
Topolino dei miei fratelli più grandi, ma mi vergognavo di questa cosa, perché
gli altri bambini non la facevano, pensavo che fosse qualcosa di sbagliato (che
scema!). Nemmeno la mia maestra della scuola materna lo sapeva, avevo paura che
mi sgridasse, poi un giorno mia mamma mi ha scoperta mentre leggevo gli
ingredienti su una bottiglia... E da quel momento ho avuto libero accesso al
mondo dei libri! Però sono stata anche una grande divoratrice di fumetti, al
punto che sono diventati uno dei mille lavori che ho svolto... ma questo ve lo
racconto dopo!
Quale percorso di studi hai
compiuto?
Dopo la scuola
media sono stata molto indecisa tra liceo artistico e linguistico; mi sarebbe
piaciuto diventare fumettista, ma ai miei tempi le scuole di quel tipo erano
solo in città molto lontane, come Milano, Bologna... Alla fine ho optato per il
liceo linguistico, pensando che offrisse più sbocchi lavorativi e ripromettendomi
che mi sarei data all’arte dopo la maturità. Ma arrivata la maturità, mio papà
non era d’accordo di farmi studiare arte (“Per cosa ti ho fatto studiare le
lingue per cinque anni, allora?!” mi ripeteva sempre) e quindi mi sono laureata
in Traduzione e Interpretariato a Bologna. Intanto però, d’estate, guadagnavo
qualche soldino colorando fumetti, all’epoca erano tutti colorati a mano!
In cosa consiste il lavoro di
un editore?
E’ un lavoro che
ne comprende molti altri, soprattutto se la casa editrice è piccola e quindi
non si dispone di personale a cui delegare le varie operazioni. L’editore è
quella figura professionale che segue il libro dalla sua ideazione (quindi
dalla scelta del manoscritto da pubblicare o dal libro straniero da tradurre,
la scelta dell’illustratore da abbinare al testo) alla sua realizzazione
(quindi l’eventuale traduzione, la correzione delle bozze, l’editing cioè le
verifiche e modifiche redazionali, l’impaginazione, le corse avanti e indietro
dal tipografo!) e le operazioni successive alla realizzazione (promozione,
comunicati stampa, distribuzione nazionale nelle librerie, partecipazione a
concorsi...). Inoltre c’è tutto l’aspetto amministrativo-burocratico da
svolgere sempre: le fatture, i pagamenti, il magazzino da aggiornare...
Da quanti anni fai il tuo
lavoro?
Ho pubblicato il
primo libro alla fine del 2006. Però all’epoca avevo un altro lavoro, ero
impiegata, e i miei due figli erano piccoli, quindi avevo poco tempo da
dedicare all’editoria. Più che un lavoro possiamo dire che fosse un hobby molto
impegnativo!
Con chi lavori?
Lavoro assieme
alla mia socia Francesca Segato, con cui condivido progetti e preoccupazioni.
Però svolgiamo gran parte del lavoro da solitarie, perché lei si occupa delle
collane di albi illustrati e narrativa per bambini della scuola primaria,
mentre io di quelle per i ragazzi della vostra età e per gli adulti. E’ un po’
come guidare le bici risciò, avete presente? Sei gomito a gomito, ma ognuno
deve pedalare per conto proprio; il risciò però va in un’unica direzione,
quella bisogna deciderla assieme!
Oltre alla socia
Francesca, ci sono delle autrici che ci dedicano un sacco di energie e impegno,
al punto che dovremmo considerarle delle vere e proprie collaboratrici a tempo
pieno. Una di queste persone preziose la conoscete, o almeno alcuni di voi
l’hanno conosciuta, è Livia Rocchi, che ha tenuto assieme a me il laboratorio
di scrittura creativa fantasy in alcune sezioni della vostra scuola.
Quale orario di lavoro hai?
Ahimé, non c’è
orario! E’ un lavoro che tende a fagocitarti: le cose da fare sono tante e la
fine della giornata arriva così in fretta! Di solito lavoro alla mattina e
nelle prime ore del pomeriggio, approfittando del fatto che i miei figli sono a
scuola. Poi di solito riprendo alla sera tardi, quando loro sono a letto: in
genere di notte mi riservo lavori che richiedono silenzio (nessuno mi
telefona!) e potermi fermare a pensare, l’ideale per me in questa fascia oraria
è tradurre. Comunque in genere il problema è limitare l’orario di lavoro, non
farsi prendere la mano. Ultimamente mi sto imponendo di non lavorare alla
domenica, ho una famiglia, cribbio, ci dovrà pur essere un giorno in cui
pensare solo ai figli!
Ti entusiasma leggere per prima
un libro che nessuno ha ancora letto?
Tantissimo! Sei
poi il libro è straniero, mi entusiasma ancora di più perché tolgo la giacca da
editrice e indosso quella della traduttrice e mi immagino come potrei renderlo
in italiano.
Come avviene la traduzione di
un libro?
Per prima cosa lo
leggo tutto, come se fossi solo una lettrice che deve gustarselo: capirne lo
spirito, lo stile, sentire che corde tocca nella sua lingua originale. Poi
ricomincio a leggerlo “da traduttrice”: di solito nella prima lettura il
cervello legge e capisce la lingua straniera, mentre quando gli dico che
dobbiamo tradurlo, a ogni riga lui mi dice: “E questa frase come la renderesti
in italiano? Eh?”. Se mi viene una qualche idea brillante, me la segno subito,
a matita lì sul libro, perché anche se sono convinta di ricordarmene, i pensieri
scappano via. E poi inizia la parte di traduzione vera e propria, al computer,
dove sto anche un’ora su una frase che “non suona” come vorrei. Alla fine di
tutto, mando la traduzione del libro ad alcune persone fidate, perché valutino
e correggano il lavoro svolto.
Leggi al lavoro o a casa i
libri che traduci?
Eh, ma salvo i
rari casi in cui devo andare in sede (che è sotto casa della socia Francesca)
svolgo il mio lavoro da casa mia! Oltre che comodo, è anche utile, avendo due
figli: per esempio, quando qualcuno è ammalato, non mi devo assentare dal
lavoro!
Qui ho tutto
quello che mi serve: pc, scanner, stampante, cellulare, programmi condivisi con
Francesca. La chat con lei è sempre aperta, anche di notte, alla mattina ci
mettiamo d’accordo sui lavori da svolgere nella giornata e ci teniamo informate
in tempo reale. Ognuna segue autonomamente le proprie collane e oltre a questo
io di solito mi occupo di più dei lavori amministrativi, lei di quelli grafici
o di comunicazione (come preparare i cataloghi o mandare i comunicati stampa ai
giornali).
Comunque, per
tornare alla domanda iniziale, la fase di lettura di solito viene svolta dal
letto o dal divano!
Da che lingua e in quale lingua
traduci?
Traduco
dall’inglese ma soprattutto dal francese. Verso l’italiano in entrambi i casi.
Solo in situazioni particolari traduco verso la lingua straniera; per esempio,
ho appena tradotto alcuni capitoli della serie Talent Angels di Livia Rocchi
perché ci sono degli editori stranieri che hanno manifestato interesse verso
questo progetto, quindi avevano bisogno di qualche “assaggio” per poter
valutare se la serie è adatta ai ragazzi dei loro Paesi.
Qual è il tuo genere preferito?
E il tuo scrittore preferito?
Mi piacciono
tantissimo i gialli e, ovviamente!, il fantasy. Un unico scrittore preferito
non ce l’ho, ma tra i preferiti sicuramente nomino: per adulti, Alexandre
Jardin (francese, poco conosciuto in Italia, mi sono innamorata di un suo
romanzo da ragazza e non mi sono data pace finché non l’ho tradotto in italiano:
infatti ho fondato la casa editrice solo per pubblicare il suo “Lo Zebra”);
Andrea Camilleri, sia per lo humour sia per la ricerca linguistica che regge i
suoi romanzi; tra gli autori per ragazzi, Roald Dahl (amo soprattutto “Le
streghe”), per la freschezza del suo stile e per la genuinità dei suoi
personaggi; un’autrice che mi ha segnata tantissimo e che è stata fondamentale
nella mia formazione è Grazia Nidasio, non è solo una scrittrice ma un’artista
a tutto tondo, perché ha disegnato delle serie a fumetti (ve l’ho detto, no,
che ho divorato pile di fumetti? Mica solo Topolino!) divertentissime ma al
tempo stesso di grande spessore per le tematiche che affrontava; con grazia (di
nome e di fatto!) e leggerezza non si è mai fermata davanti a nessun tema.
Forse qualche mamma, papà o zio conserva ancora i suoi fumetti, fateveli
mostrare! Mitica per me è stata “Valentina Mela Verde”, forse a voi è arrivata
di riflesso la sua sorella minore, la Stefi.
I libri da pubblicare che ti
arrivano sono tutti scritti bene?
Diciamo che il
libri che scelgo per la pubblicazione sono tutti già scritti bene, manca solo
qualche aggiustatina qua e là. Invece ne arrivano tanti, ogni giorno, che sono
scritti proprio male, con errori di grammatica tremendi, mi fanno venire i
capelli dritti!
In base a cosa scegli se
pubblicarli o no?
Come prima cosa
cerco di capire se un manoscritto per il tema trattato e l’età di lettura a cui
è destinato è inseribile in una delle nostre collane. Se risponde a questi due
requisiti, deve emozionarmi, deve trasmettermi qualcosa che mi faccia pensare
anche a distanza di tempo a quello che ho letto.
In base a cosa scegli il titolo
del libro?
Deve attirare
l’attenzione ed essere facile da ricordare; deve essere facile da pronunciare,
quindi non dovrebbe essere troppo lungo; non deve esistere un altro libro che
abbia già quel titolo e nemmeno che gli assomigli. Meglio se ricorda qualcosa
che già conosciamo, così è più facile che attiri l’attenzione, come per esempio
il titolo di una canzone o di un film famoso.
Hai mai rifiutato di pubblicare
un libro?
Purtroppo ho
dovuto rinunciare a tanti libri di cui mi ero innamorata! Dato che siamo una
casa editrice piccola, possiamo pubblicare pochi libri all’anno, e quindi
dobbiamo restringere molto la rosa delle candidature... Pensate che c’è un
libro che vorrei pubblicare dal 2007 e non vede ancora la luce!
Come si chiama la tua casa
editrice?
Camelozampa.
Questo nome è nato dalla fusione, avvenuta nel 2011, di due case editrici
preesistenti: Camelopardus (la mia casa editrice) e Zampanera (quella di
Francesca).
Quali generi pubblica?
Pubblichiamo albi
illustrati per bambini (nella collana “Le piume”), narrativa per bambini della
scuola primaria (collana “Peli di gatto”), romanzi brevi per ragazzi della vostra
età (collana “Gli arcobaleni”, http://gliarcobaleni.wordpress.com ), una serie mystery-gialla (Talent Angels
di Livia Rocchi http://thetalentangels.com ), saggi sul fantasy (collana “I draghi”)
e un po’ di narrativa d’autore straniera per i lettori adulti (collana
“Sconfini”).
Come e con chi si concordano
grafica e illustrazioni del libro?
Ogni collana ha
una sua particolare linea grafica (formato del libro, tipo di font, eccetera)
che deve essere mantenuta anche se cambiano gli autori o gli illustratori e in
questo caso siamo io e Francesca a deciderne l’impostazione. Quando invece il
libro richiede delle illustrazioni, viene tutto concordato assieme all’illustratore,
che di solito è molto più esperto di noi riguardo a questi aspetti! Noi
possiamo sapere l’effetto finale che vorremmo ottenere, ma solo un bravo
illustratore sa come arrivarci.
Qualche libro che hai
pubblicato, o non pubblicato, è
diventato famoso?
Siamo ancora agli
inizi, però qualche nostro titolo sta cominciando a far parlare di sé, anche se
pur sempre in proporzione alle nostre ridotte dimensioni! Per esempio, “Troppa
fortuna” di Hélène Vignal è diventato il rappresentante italiano per la “Ibby
Honour List”; a voi non dirà niente, perché è un’onorificenza che conoscono
solo gli addetti ai lavori dell’editoria per ragazzi (bibliotecari, editori,
librai, insegnanti), ma è un premio molto importante; in pratica una
commissione sceglie un titolo per rappresentare ogni nazione e per l’Italia è
stato selezionato il nostro libro! L’anno scorso è stato anche tra i tre
finalisti del Premio Andersen.
“Ultraviolet” di
Nancy Huston è invece tra i finalisti del Premio Giovani 2012/13 (gli altri
editori finalisti sono tutti dei veri pezzi grossi! Paura!) e “La metafisica di
Harry Potter” è tra i finalisti del Premio Italia (la premiazione sarà il mese
prossimo, teniamo le dita incrociate!)
Pubblichi libri scritti da
ragazzi?
Finora non mi è
mai capitato... Ma chissà!
Quanto lungo deve essere un
libro?
Non abbiamo
limiti, l’unica collana ad avere dei requisiti di lunghezza è quella degli
“Arcobaleni”, 80-90 pagine al massimo, perché è stata pensata proprio per la
vostra età, in cui si hanno tante cose da fare: sono tutti libri da prendere in
mano e terminare in un paio d’ore, magari in un pomeriggio in cui non si sa
cosa fare, o si è in viaggio, o una sera in cui non si riesce a dormire...
Quanti libri al mese si
pubblicano nella tua casa editrice?
Eh magari si
potesse parlare di pubblicazioni al mese! Facciamo meglio a parlare di
pubblicazioni all’anno! Diciamo che l’anno scorso eravamo piuttosto lanciate,
ogni bimestre abbiamo pubblicato uno o due libri; quest’anno la crisi si sta
facendo sentire anche da noi e soprattutto dai nostri clienti, che sono le
librerie. Avrete sentito anche voi alla televisione in quante hanno chiuso
negli ultimi mesi...
Quale genere è il più
richiesto?
A livello
nazionale, per la vostra fascia d’età va sempre molto bene il fantasy, anche se
è difficile trovare titoli interessanti, perché quando esce una novità che
funziona, tutti si buttano a copiare: per esempio, c’è stato il momento di
“Twilight” ed è uscita un’infornata incredibile di libri sui vampiri; poi è
stata la volta degli angeli; adesso vediamo quale sarà il prossimo fenomeno!
Da quale paese straniero
arrivano più libri?
In generale, in
Italia arrivano più libri dai paesi anglosassoni, ossia Gran Bretagna e Stati
Uniti. Per quanto riguarda la nostra casa editrice, noi abbiamo ottimi rapporti
con la Francia! Al momento abbiamo in catalogo cinque autori francesi e
facilmente aumenteranno di numero.
Probabilmente perché è una lingua che conosco bene, quindi mi è
più
facile leggere e apprezzare un romanzo francese.
1 commento:
deve essere un'intervista davvero bella da quello che ho letto XD
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